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BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva)

  • Gruppo Sadel
  • 24 lug
  • Tempo di lettura: 7 min

La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è una malattia cronica dell’apparato respiratorio caratterizzata da un’ostruzione persistente delle vie aeree, che rende difficoltosa la respirazione. Comprende condizioni come la bronchite cronica e l’enfisema polmonare. I pazienti con BPCO sperimentano tosse cronica, espettorazione di muco e dispnea (fiato corto), sintomi che tendono a peggiorare nel tempo. La BPCO è spesso sottodiagnosticata nelle fasi iniziali, ma rappresenta una delle principali cause di morbilità e mortalità nel mondo. È considerata la terza causa di morte a livello globale, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori. Nonostante ciò, la BPCO è in larga misura prevenibile: la causa principale, infatti, è il fumo di sigaretta. Comprendere la BPCO e attuare strategie di prevenzione e gestione è fondamentale per ridurre il peso di questa patologia sulla popolazione.


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Diffusione ed impatto


La BPCO colpisce milioni di persone. In Italia i dati ISTAT indicano che ne soffre circa il 5,6% della popolazione adulta, pari a circa 3,5 milioni di persone. La prevalenza cresce con l’età e tra gli over 70 può raggiungere il 15-20% (molti anziani fumatori presentano qualche grado di ostruzione bronchiale).. Spesso però la malattia non viene riconosciuta fino a quando non è già moderatamente avanzata, perché i sintomi iniziali (tosse mattutina del fumatore, fiato corto per sforzi intensi) vengono sottovalutati. A livello europeo, si stima una prevalenza media intorno al 10-12% negli adulti (dati variabili per paese).. Purtroppo la BPCO è responsabile di un elevato numero di decessi: in Italia causa circa 28.000 morti ogni anno. Questo rende la BPCO una delle principali cause di morte a livello nazionale, paragonabile per numeri al tumore del polmone. Nel mondo, la BPCO uccide circa 3 milioni di persone l’anno (dati OMS) ed è, come detto, al terzo posto tra le cause di morte. Questi numeri sono in crescita a causa dell’invecchiamento demografico e della diffusione del fumo in alcuni paesi emergenti. Oltre all’impatto in termini di mortalità, la BPCO comporta notevoli costi sanitari e sociali: le riacutizzazioni della malattia (episodi di peggioramento acuto con grave mancanza di respiro e infezioni bronchiali) portano a ricoveri ospedalieri frequenti, e la malattia avanzata causa disabilità (i pazienti gravi sono spesso costretti a ossigenoterapia domiciliare e limitati nelle attività quotidiane). In Italia si registrano ogni anno decine di migliaia di ricoveri per riacutizzazioni di BPCO, specialmente nei mesi invernali.


Cause e fattori di rischio


La causa principale della BPCO è il fumo di tabacco. Circa il 90% dei casi di BPCO nei paesi sviluppati è attribuibile al fumo di sigaretta (attivo, ma anche passivo in minima parte). Più a lungo e più intensamente una persona fuma, maggiore è la probabilità di sviluppare la malattia, tipicamente dopo i 40-50 anni. Tuttavia non tutti i fumatori si ammalano: la suscettibilità individuale conta (questo spiega perché una minoranza di BPCO avviene anche in non fumatori, suggerendo predisposizioni genetiche o altre esposizioni). Altri fattori: l’inquinamento atmosferico e l’esposizione professionale a polveri, sostanze chimiche e fumi irritanti. Ad esempio, lavorare per anni in ambienti pieni di polveri minerali o organiche (minatori, addetti all’industria tessile o del grano) può contribuire all’ostruzione bronchiale cronica. Nei paesi in via di sviluppo, un fattore importante è l’inquinamento indoor dovuto all’uso di biomasse per cucinare/riscaldare in ambienti poco ventilati: il fumo di legna o carbone respirato per anni dentro casa causa BPCO soprattutto tra le donne che cucinano. Anche le infezioni respiratorie ricorrenti nell’infanzia e la scarsa crescita polmonare (ad esempio in soggetti malnutriti da piccoli) possono predisporre ad avere polmoni meno capaci e più vulnerabili da adulti. Infine, c’è un raro fattore genetico, il deficit di alfa-1 antitripsina, che può causare enfisema precoce anche in persone che non hanno mai fumato (ma rappresenta una piccola quota dei casi). Il denominatore comune dei fattori di rischio è il danno cronico alle vie aeree e agli alveoli polmonariprovocato da sostanze irritanti: nel tempo, i bronchi si infiammano cronicamente (bronchite cronica) e gli alveoli perdono elasticità e si distruggono (enfisema), portando alla ostruzione irreversibile.


Sintomi e decorso clinico


La BPCO si sviluppa lentamente, per questo i sintomi iniziali possono essere trascurati o attribuiti “al fumo” o all’età. I segni tipici sono: tosse cronica (soprattutto al mattino, la cosiddetta “tosse del fumatore”), spesso produttiva di catarro denso; dispnea (fiato corto) inizialmente durante attività intense (salire scale veloci, correre) e poi via via anche per sforzi lievi o a riposo nei casi gravi. Col progredire della malattia, la capacità respiratoria si riduce: il paziente fatica a compiere attività quotidiane, deve fermarsi per riprendere fiato, può perdere peso (per lo sforzo respiratorio cronico) e in stadi avanzati presentare cianosi (colorito bluastro di labbra e dita per scarsa ossigenazione) e bisogno di ossigeno supplementare. La progressione non è lineare: è punteggiata dalle riacutizzazioni, episodi acuti spesso scatenati da infezioni broncopolmonari o inquinanti ambientali, in cui i sintomi peggiorano marcatamente. Durante una riacutizzazione il paziente può avere aggravamento della dispnea, incremento della tosse con espettorato purulento, talvolta febbre: queste fasi richiedono spesso terapia antibiotica, broncodilatatori aggiuntivi e talvolta ricovero. Ogni riacutizzazione può lasciare il paziente peggiore di prima. Sul piano diagnostico, l’esame chiave è la spirometria, che misura la funzione polmonare: la BPCO è definita da un rapporto FEV1/FVC < 70% post-broncodilatatore (indicativo di ostruzione irreversibile). La spirometria consente anche di stadiare la gravità in base al FEV1 (il volume espirato nel primo secondo): lieve, moderata, grave, molto grave. Altri test utili sono la radiografia o TC torace (per vedere segni di enfisema), la misura degli scambi gassosi (emogasanalisi) e il test del cammino.


Implicazioni e complicanze


La BPCO non colpisce solo i polmoni. È una malattia sistemica che si associa spesso ad altre condizioni: malattie cardiovascolari (i pazienti BPCO sono spesso ex-fumatori, quindi a rischio di infarto e ictus), osteoporosi, depressione e perdita di massa muscolare. Nelle fasi avanzate, i pazienti possono sviluppare insufficienza respiratoria cronica (incapacità di mantenere ossigeno sufficiente nel sangue), che richiede ossigenoterapia a lungo termine. Può sopraggiungere anche il cuore polmonare, un ingrossamento e affaticamento del cuore destro dovuto all’ipertensione polmonare da BPCO. Le complicanze infettive sono frequenti: bronchiti e polmoniti ricorrenti, da qui l’importanza di vaccinare i pazienti BPCO contro influenza e pneumococco. Purtroppo, la BPCO è irreversibile: il danno agli alveoli non può essere riparato. Tuttavia, si può rallentarne la progressione (smettere di fumare è l’intervento più efficace in tal senso) e migliorare notevolmente i sintomi con le terapie.


Prevenzione


La prevenzione primaria della BPCO è in primis non fumare o smettere di fumare il prima possibile. Anche chi ha fumato a lungo trae benefici immediati dalla cessazione: il declino della funzione polmonare rallenta e si riduce il rischio di mortalità. Le campagne anti-fumo sono dunque uno strumento di prevenzione fondamentale. A livello individuale, evitare ambienti molto inquinati e usare protezioni respiratorie sul lavoro se si è esposti a polveri/chimici può prevenire danni polmonari. Nelle abitazioni, specialmente in paesi dove si cucina con biomassa, migliorare la ventilazione e passare a combustibili puliti (gas, elettricità) riduce l’esposizione a fumi nocivi. Per i soggetti a rischio (fumatori di lungo corso over 40), è consigliabile eseguire una spirometria di screening anche in assenza di sintomi rilevanti, così da intercettare la malattia nelle fasi iniziali. Un’altra forma di prevenzione è la vaccinazione anti-influenzale e anti-pneumococcica: prevenendo l’influenza e le polmoniti si riducono le riacutizzazioni gravi nei soggetti predisposti. Inoltre, politiche pubbliche che migliorino la qualità dell’aria (riduzione dell’inquinamento atmosferico urbano) e limitino il fumo passivo contribuiscono a prevenire nuovi casi di BPCO su larga scala. Secondo gli esperti, eliminare il fumo di tabacco potrebbe prevenire fino al 90% dei casi di BPCO. Non meno importante è la sensibilizzazione: molti fumatori non sono pienamente consapevoli del rischio di BPCO (si parla spesso di cancro del polmone come conseguenza del fumo, ma meno di questa malattia altrettanto grave). Far conoscere i sintomi iniziali – ad esempio che la “tosse del fumatore” non è normale ma segno di danno polmonare – può spingere più persone a smettere prima che sia tardi.


Gestione e trattamento


Sebbene non esista una cura definitiva, abbiamo molte terapie efficaci per migliorare la qualità di vita dei pazienti BPCO e ridurre le riacutizzazioni. Il pilastro terapeutico sono i farmaci broncodilatatori per via inalatoria: beta-2 agonisti e antimuscarinici a lunga durata d’azione (LABA, LAMA) rilassano la muscolatura dei bronchi mantenendoli più aperti, alleviando la dispnea. Spesso si usano in combinazione (LAMA+LABA) e talora associati a corticosteroidi inalatori (ICS) nei pazienti con componente infiammatoria marcata o frequenti riacutizzazioni. Questi spray inalatori vanno assunti quotidianamente. Nelle fasi iniziali può bastare un broncodilatatore al bisogno (es. un beta-2 agonista a breve durata per i sintomi occasionali), ma con la progressione servono terapie continuative. Oltre ai farmaci, è essenziale la riabilitazione respiratoria: programmi di esercizi fisici monitorati, training dei muscoli respiratori, tecniche di respirazione e educazione. La riabilitazione, unita a consigli nutrizionali (per evitare malnutrizione nei pazienti avanzati), migliora la tolleranza allo sforzo e riduce sintomi di affaticamento. Nei pazienti con insufficienza respiratoria (livelli di ossigeno stabilmente bassi nel sangue), si prescrive l’ossigenoterapia domiciliare a lungo termine: l’ossigeno erogato per diverse ore al giorno (spesso 15+ ore) tramite occhialini nasali prolunga la sopravvivenza. In casi selezionati di enfisema bolloso grave si può ricorrere a interventi come la riduzione volumetrica polmonare (chirurgica o tramite valvole endobronchiali), e in rarissimi casi estremi il trapianto di polmone in soggetti relativamente giovani. La gestione include poi il trattamento rapido delle riacutizzazioni: antibiotici e corticosteroidi sistemici quando indicati, broncodilatatori nebulizzati, ventilazione non invasiva nelle insufficienze respiratorie acute ipercapniche (es. maschera con pressione positiva per sostenere la ventilazione). Importante è anche gestire le comorbidità: ad esempio usare cardioselettivi per l’ipertensione (si temeva che i beta-bloccanti fossero controindicati nei BPCO, ma molti possono assumerli con cautela), trattare l’ansia e la depressione (molto comuni in chi fatica a respirare), supplementare la vitamina D se c’è osteoporosi, ecc. Un paziente BPCO va dunque seguito a 360 gradi.


La BPCO è una malattia in gran parte prevenibile e, se diagnosticata precocemente, gestibile. Il messaggio chiave è rivolto soprattutto ai fumatori: smettere di fumare è il gesto più efficace per proteggere i propri polmoni. Non esiste “troppo tardi”: anche chi ha già una BPCO in fase iniziale, smettendo di fumare ne blocca l’aggravamento. Inoltre, non ignorare i sintomi respiratori cronici – la tosse e il fiato corto non vanno considerati normali solo perché “si fuma da tanto”: parlarne col medico e fare un semplice esame del respiro (spirometria) può svelare la malattia e permettere di iniziare terapie che migliorano subito la qualità di vita. Un secondo messaggio riguarda la qualità dell’aria: l’aria pulita è un diritto di salute. Ridurre l’inquinamento esterno e interno giova ai polmoni di tutti. Per chi convive con la BPCO, infine, la speranza è che con cure adeguate e adottando stili di vita sani (non fumare, dieta equilibrata, attività fisica compatibile con le proprie possibilità, vaccinazioni annuali) si possa tenere la malattia sotto controllo e vivere meglio e più a lungo. Anche fare parte di programmi di riabilitazione o gruppi di supporto aiuta a gestire l’ansia e a sentirsi meno soli nell’affrontare una condizione cronica. In definitiva, la BPCO ci insegna l’importanza di prendersi cura dei propri polmoni: abbiamo due soli polmoni per tutta la vita, preservarne la funzionalità è fondamentale per goderci appieno ogni respiro e ogni momento.

 
 
 

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