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Calcoli renali

  • Gruppo Sadel
  • 28 lug
  • Tempo di lettura: 6 min

I calcoli renali (o litiasi renale) sono piccoli “sassolini” duri che si formano all’interno dei reni a partire da sostanze presenti nelle urine. Possono passare inosservati se sono molto piccoli e restano nei reni, ma se uno di questi calcoli si sposta e va a ostruire l’uretere (il condotto che porta l’urina dal rene alla vescica) causa una delle forme di dolore più intense conosciute: la colica renale. Sebbene molto dolorosi, i calcoli renali si possono trattare con successo nella stragrande maggioranza dei casi, e soprattutto si può agire per prevenirne la formazione con semplici misure (prima fra tutte, bere molta acqua). In questa sezione spiegheremo perché si formano i calcoli, quali sintomi provocano, come vengono diagnosticati e quali terapie – mediche o, se necessario, chirurgiche mini-invasive – consentono di eliminarli e di evitare recidive.


I calcoli renali si formano quando l’urina diventa sovrasatura di certi sali minerali, che cristallizzano. Le sostanze più coinvolte sono il calcio (che insieme all’ossalato o al fosfato forma i calcoli più comuni), l’acido urico e la cistina, ma esistono anche calcoli di struvite (legati a infezioni urinarie). La causa principale è una insufficiente idratazione: se beviamo poco, le urine sono più concentrate e i cristalli trovano terreno fertile per aggregarsi. Anche una dieta squilibrata può favorirli, ad esempio una dieta molto ricca di proteine animali e sale aumenta l’eliminazione di calcio e acido urico, e riduce quella di citrati (che normalmente proteggono dai calcoli). Altri fattori di rischio: avere avuto già calcoli in passato (chi ne ha avuto uno ha elevata probabilità di recidiva se non adotta misure preventive); familiarità (c’è predisposizione genetica in parte); infezioni urinarie croniche (possono formare calcoli “da infezione” di struvite); anomalie anatomiche delle vie urinarie che stagnano l’urina; patologie metaboliche come iperparatiroidismo, gotta, obesità. Insomma, i calcoli dipendono da un mix di fattori ambientali (idratazione, dieta, clima – in estate se si suda molto e non si reintegrano i liquidi aumentano i casi) e predisposizioni individuali. Va sfatato un mito: il calcio nella dieta non va drasticamente ridotto se si hanno calcoli di calcio; anzi, un introito normale di calcio può ridurre l’assorbimento intestinale di ossalati (che causano i calcoli di ossalato). Diverso è il discorso per integratori di calcio non necessari, che vanno valutati col medico.


Sintomi e diagnosi: Un calcolo renale all’interno del rene può essere asintomatico a lungo. Spesso però i cristalli microscopici che si formano vengono espulsi come “sabbietta”, irritando un po’ le vie urinarie. Quando un calcolo di alcuni millimetri lascia il rene e si incunea nell’uretere, blocca parzialmente il flusso di urina: la pressione aumenta nel rene e questo scatena la colica renale, un dolore molto intenso e acuto. La colica tipica si manifesta con dolore al fianco(zona lombare da un lato) che si irradia verso il basso, all’inguine e agli organi genitali esterni. Il dolore è spesso ondulante (va a ondate) ma talmente forte da provocare sudorazione fredda, agitazione (il paziente non trova posizione antalgica), talvolta nausea e vomito e bisogno frequente di urinare in piccoli. Possono comparire tracce di sangue nelle urine (ematuria) per l’irritazione e microlesioni causate dal calcolo: l’urina può apparire rosata o rossa. A differenza di altri dolori addominali, nella colica renale spesso il paziente si muove continuamente cercando sollievo (mentre in appendicite, per dire, sta fermo). Se il calcolo blocca completamente l’uretere, il flusso urinario dal rene si interrompe: questa è un’urgenza medica perché può danneggiare il rene e predisporre ad infezioni. La colica renale non va ignorata: se sospettate di averne una, serve valutazione medica. La diagnosi si basa sui sintomi ma viene confermata dagli esami: innanzitutto un’ecografia renale può mostrare la dilatazione del rene (segno di blocco) e talvolta visualizzare il calcolo se è in certe. Per vedere calcoli piccoli (<5 mm) o in uretere, l’esame migliore è la TAC senza contrasto delle vie urinarie, che individua praticamente tutti i calcoli. In pronto soccorso a volte si fa direttamente la TAC se la diagnosi non è sicura. Una radiografia diretta dell’addome mostra solo i calcoli radio-opachi (quelli di calcio perlopiù), quindi oggi si usa meno. Le analisi delle urine possono evidenziare emazie (sangue) e talvolta cristalli, e l’urinocoltura serve per verificare se c’è infezione associata (nel qual caso si tratta subito con antibiotico). Dopo risolto l’episodio acuto, sarebbe importante analizzare il calcolo (se espulso) in laboratorio per capirne la composizione e orientare la prevenzione.



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Trattamento e prevenzione


Il trattamento dei calcoli dipende da dimensioni, sede e sintomi. Molti calcoli di piccolo diametro (fino a ~5 mm) vengono espulsi spontaneamente con le urine: in questi casi si gestisce la colica con terapia conservativa. Il paziente viene idratato, e soprattutto si somministrano farmaci per controllare il dolore e facilitare il passaggio del calcolo. Gli antidolorifici di elezione sono i FANS (es. diclofenac o ketorolac per via intramuscolare): riducono il dolore e anche l’infiammazione e lo spasmo ureterale. Si possono associare antispastici per rilassare la muscolatura liscia dell’uretere (tipo buscopan). In pronto soccorso, nelle coliche severe talvolta si usano anche oppioidi (morfina o petidina). Un farmaco utile è il tamsulosin (un alfa-litico), che favorisce la dilatazione dell’uretere e quindi l’espulsione del calcolo, specialmente per calcoli distali o di media grandezza (5-10 mm). Il paziente viene incoraggiato a bere molto e a filtrare le urine (con un colino o garza) per recuperare il calcolo espulso per analisi. Se il calcolo non si espelle entro 2-4 settimane, o se provoca coliche frequenti e ostruzione significativa, si passa a trattamenti attivi. Per calcoli di dimensioni medio-grandi (oltre 7-8 mm) o situazioni complicate, l’urologo può intervenire in diversi modi: la tecnica meno invasiva è la litotrissia extracorporea a onde d’urto (ESWL), che invia onde dall’esterno attraverso la cute per frantumare il calcolo in frammenti più piccoli, che poi verranno espulsi. Si usa soprattutto per calcoli nel rene o uretere prossimale sotto i 2 cm. Per calcoli più grandi o resistenti, c’è l’approccio endoscopico: l’ureteroscopia (un endoscopio risale dalla uretra, vescica fin dentro l’uretere/rene, dotato di laser che frammenta il calcolo e pinze che ne estraggono i pezzi). Oppure, per grossi calcoli renali (tipo stampo o >2 cm), si fa la nefrolitotomia percutanea: si crea un forellino nella schiena direttamente nel rene e si frantuma/rimuove il calcolo. In rarissimi casi estremi si ricorre a chirurgia aperta tradizionale.


Prevenzione


Una volta risolto l’episodio, è fondamentale prevenire altri calcoli, perché la tendenza a recidivare è alta. La regola d’oro è bere molta acqua: mantenere un volume urinario di almeno 2-2,5 litri al giorno diluisce i cristalli ed è la misura più efficace. Semplicemente raddoppiando l’assunzione di liquidi, il rischio di nuovi calcoli si riduce drasticamente. Sul piano dietetico: limitare il sale (il sodio fa eliminare più calcio nelle urine), moderare le proteine animali (carni, insaccati) e gli alimenti ricchi di ossalati (spinaci, cioccolato, tè nero, frutta secca), evitare eccessi di fruttosio (bevande zuccherate) che aumentano l’uricemia. Mantenere un peso sano e fare attività fisica aiuta il metabolismo generale. In alcuni casi, a seconda del tipo di calcoli, il medico può prescrivere farmaci: ad esempio, allopurinolo per calcoli di acido urico (riduce l’uricemia), oppure citrato di potassio (alcalinizza le urine e impedisce la cristallizzazione di acido urico e ossalati). Chi ha calcolosi cistinica può assumere farmaci specifici e dovrà bere ancora di più. Importante anche curare eventuali infezioni urinarie sollecitamente, per evitare calcoli infettivi.


Chi ha avuto un calcolo renale sa quanto può essere doloroso, perciò il motto diventa: “prevenire è meglio che curare”. I consigli pratici principali: idratarsi regolarmente durante tutta la giornata (non aspettare di aver sete; avere sempre con sé una bottiglietta; ricordarsi di bere di più quando fa caldo o si fa sport). Un trucco: controllare il colore dell’urina – dovrebbe essere chiara e quasi senza colore; se è giallo scuro, state bevendo poco. Non trattenere a lungo la pipì: urinare regolarmente aiuta a “lavare” i reni. Alimentazione: non esagerare con carni rosse e insaccati ogni giorno, e accompagnare sempre con abbondanti verdure (fibre che legano un po’ di ossalati). Usare succo di limone come condimento: è ricco di citrati, amici dei reni. Se siete predisposti ai calcoli, forse avrete già ricevuto dal medico una dieta specifica: seguitela con costanza, sono piccoli cambiamenti che fanno la differenza nel lungo termine. Riconoscere i sintomi precocemente: se avete mai un dolore al fianco simile a quello provato, o bruciore ad urinare con sangue nelle urine, consultate subito il medico – intervenire presto può evitare complicazioni. Tenete a casa qualche analgesico adatto alle coliche (chiedete al vostro medico cosa usare) così, in caso di un episodio, potete tamponare il dolore mentre vi recate a farvi controllare. In sintesi, con uno stile di vita attento e l’eventuale aiuto di farmaci preventivi, potete tenere i calcoli lontani e salvare i vostri reni da nuovi “sassolini” indesiderati. I reni apprezzeranno le vostre cure, e voi eviterete un altro incontro ravvicinato con una colica!

 
 
 

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