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Cambiamenti climatici e salute

  • Gruppo Sadel
  • 24 lug
  • Tempo di lettura: 7 min

I cambiamenti climatici in atto nel nostro pianeta – il riscaldamento globale, l’innalzamento del livello dei mari, l’alterazione dei modelli meteorologici – non sono solo un problema ambientale, ma costituiscono anche una minaccia diretta e indiretta per la salute umana. Ondate di calore estremo, eventi meteorologici estremi (alluvioni, uragani), siccità prolungate, cambiamenti negli ecosistemi: tutto ciò ha impatti sanitari concreti. La comunità scientifica ha avvertito che il cambiamento climatico è la più grande minaccia per la salute globale del XXI secolo.

Allo stesso tempo, affrontare il cambiamento climatico rappresenta anche una grande opportunità per migliorare la salute pubblica (ad esempio riducendo l’inquinamento dell’aria con le politiche climatiche). Dunque, la relazione tra clima e salute è oggi un tema cruciale: capire come il riscaldamento globale influenzi malattie e mortalità è fondamentale per adattarsi e mitigare i danni. Dalle ondate di calore mortali in Europa, alla diffusione di malattie tropicali in nuove aree, fino agli effetti sulla sicurezza alimentare, vediamo in che modo la crisi climatica sta già toccando la nostra salute e cosa si può fare.

Effetti del caldo estremo: Un impatto immediato del riscaldamento globale sono le ondate di calore più frequenti e intense. Il 2022 e il 2023 hanno segnato record di temperatura in Europa e nel mondo. Le ondate di caldo possono uccidere: l’estate 2022 in Europa ha causato oltre 61.000 decessi legati al caldo secondo uno studio epidemiologico. L’Italia, con la sua popolazione anziana e l’estate rovente 2022, è stata il paese più colpito con circa 18.100 morti attribuibili al caldo. Queste morti sono spesso per colpi di calore, disidratazione, scompensi cardiaci o respiratori esacerbati dal caldo. Gli anziani e i malati cronici sono i più vulnerabili, ma nelle ondate eccezionali possono essere colpiti anche adulti sani (si pensi ai lavoratori all’aperto sotto il sole cocente). Il corpo umano ha limiti di sopportazione: temperature e umidità elevate impediscono al sudore di raffreddarci efficacemente, portando a ipertermia. Negli ultimi decenni, i giorni di caldo estremo sono aumentati e, senza azioni climatiche incisive, entro metà secolo il fenomeno peggiorerà. Non è solo questione di morti: il caldo riduce la produttività, peggiora la qualità del sonno, accresce il rischio di incendi con conseguenti inalazioni di fumo (che irritano vie respiratorie). Inoltre, temperature elevate favoriscono l’ozono troposferico (inquinante atmosferico) che causa problemi respiratori. Le notti tropicali (minime notturne sopra i 20-25°C) impediscono il recupero dell’organismo e stressano soprattutto cardiopatici e neuropsichiatrici.



Eventi meteorologici estremi e disastri naturali: Il clima più caldo comporta precipitazioni più intense ma irregolari: così aumentano le alluvioni lampo e le frane in alcune zone, e le siccità in altre. Alluvioni e uragani causano morti immediate per traumi e annegamenti. Ad esempio, l’uragano Idai nel 2019 in Mozambico provocò centinaia di morti dirette. Ma anche in Italia vediamo fenomeni estremi: le alluvioni in Emilia-Romagna nel 2023 hanno causato vittime e sfollati. Oltre alle vittime immediate, i disastri hanno impatti sanitari a lungo termine: distruzione di infrastrutture sanitarie, carenza di acqua potabile e cibo, diffusione di malattie infettive (le alluvioni contaminano fonti d’acqua con batteri, causando diarree; le siccità costringono a usare acque stagnanti). Dopo un’alluvione, spesso ci sono aumenti di gastroenteriti, leptospirosi, malattie della pelle nelle popolazioni colpite. Le siccità colpiscono la nutrizione: raccolti decimati portano a insicurezza alimentare e malnutrizione, specialmente nei paesi poveri. Pensiamo al Corno d’Africa dove una siccità pluriennale ha portato milioni di persone verso la fame e peggiorato lo stato di salute (malnutrizione soprattutto infantile). Anche gli incendi boschivi diventano più frequenti con il caldo e la siccità: il fumo sprigionato peggiora drammaticamente la qualità dell’aria su vaste regioni, come accaduto per gli incendi in Australia 2019-20 o in California. Il particolato fine e gli inquinanti derivati dagli incendi causano problemi respiratori acuti (crisi d’asma, bronchiti) e aumentano il rischio di eventi cardiovascolari nelle settimane successive all’esposizione. Inoltre, la devastazione ambientale e lo stress post-traumatico di perdere la casa in un incendio colpiscono la salute mentale.



Qualità dell’aria e allergie: Il clima influenzia anche l’inquinamento atmosferico e gli allergeni. Le ondate di calore, come detto, aumentano l’ozono a livello del suolo, un gas irritante per polmoni. La combinazione di caldo e traffico cittadino fa salire i livelli di ozono e PM2.5 nelle città, aggravando le malattie respiratorie (asma, BPCO) e causando decessi prematuri (l’OMS stima ~7 milioni di morti l’anno per inquinamento dell’aria, , e il cambiamento climatico rischia di peggiorare questi numeri in assenza di riduzione emissioni). Inoltre, stagioni più calde e lunghe modificano le stagioni polliniche: le piante fioriscono prima e i pollini permangono più a lungo, con peggioramento delle allergie respiratorie. Si osservano aumenti di incidenza di rinite allergica e asma allergico, con pollini più aggressivi (anche la maggiore concentrazione di CO2 nell’aria sembra far produrre alle piante pollini più ricchi di allergeni). Le ambrosie, graminacee e altre piante infestanti sono favorite in ambienti degradati dal caldo e colonizzano nuove aree. Questo comporta spese mediche maggiori per antistaminici, cortisonici inalatori, giornate di scuola e lavoro perse per crisi allergiche.

Sicurezza alimentare e idrica: Il clima impatta sulle risorse idriche e la produzione alimentare, influendo sulla salute nutrizionale. Periodi di siccità severa possono portare a scarsità d’acqua pulita: ciò aumenta il rischio di malattie diarroiche (in mancanza di acqua, l’igiene ne risente e l’acqua disponibile spesso è contaminata). Al contempo, precipitazioni estreme possono infiltrare patogeni nei pozzi e acquedotti. Il risultato sono epidemie di colera, salmonella, E. coli in varie parti del mondo colpite da eventi climatici (ad esempio, dopo le alluvioni in Pakistan del 2022, si sono avuti focolai di malattie gastrointestinali). Sul cibo, ondate di calore e siccità riducono i raccolti e la resa agricola. Uno studio internazionale ha previsto cali nella produzione di cereali chiave (frumento, mais) con l’aumento delle temperature medie. Meno cibo significa prezzi più alti e peggior accesso per i poveri, traducendosi in malnutrizione (soprattutto proteico-calorica) per milioni di persone in regioni vulnerabili. La malnutrizione infantile comporta ritardo di crescita, indebolimento immunitario (con più malattie e mortalità infantile). Anche in paesi come l’Italia, i cambiamenti climatici possono influenzare i prezzi e la disponibilità di alcuni alimenti (es. stagioni avverse rovinano raccolti di frutta, verdura, olive, etc., con possibili impatti sulla dieta mediterranea). Inoltre, temperature più alte favoriscono la proliferazione di tossine e patogeni nel cibo: casi di intossicazioni alimentari da Salmonella possono divenire più frequenti in estati torride perché è più difficile mantenere la catena del freddo o perché i batteri si moltiplicano più in fretta negli alimenti non correttamente conservati.

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Migrazioni e conflitti: Il cambiamento climatico può agire come “moltiplicatore di minacce” anche indirettamente, contribuendo a crisi socio-economiche. Disastri, erosione di terre coltivabili, innalzamento dei mari che rende inabitabili zone costiere, possono costringere intere popolazioni a migrare (i cosiddetti “rifugiati climatici”). Ciò crea instabilità, sovraffollamento di aree urbane fragili, conflitti per risorse scarse (acqua, pascoli). Le migrazioni di massa pongono sfide sanitarie: campi profughi con scarse condizioni igieniche facilitano epidemie (es. colera), la salute mentale delle popolazioni sfollate è colpita (disturbi post-traumatici da disastro e sradicamento). Inoltre, le tensioni geopolitiche possono sfociare in guerre, con conseguenti disastri umanitari e sanitari. Un esempio citato è la siccità in Siria nei 2000s che contribuì a tensioni sociali preludio del conflitto del 2011. Insomma, se il clima minaccia sicurezza e mezzi di sussistenza, la salute delle popolazioni viene minata sia direttamente sia attraverso le crisi che ne derivano.

“Co-benefici” per la salute dalle azioni climatiche: Sebbene il quadro sia allarmante, va sottolineato che molte azioni per contrastare il cambiamento climatico portano benefici immediati alla salute. Ad esempio, ridurre la combustione di carburanti fossili nelle città (meno auto a benzina, più mobilità elettrica o ciclopedonale) migliora subito la qualità dell’aria, prevenendo malattie respiratorie e cardiovascolari. Le stime indicano che politiche climatiche ambiziose potrebbero evitare centinaia di migliaia di morti per inquinamento atmosferico ogni anno. Promuovere diete sostenibili (con meno carne rossa e più vegetali) riduce le emissioni di gas serra dall’agricoltura intensiva e al contempo abbassa l’incidenza di malattie cardiometaboliche e alcuni tumori nella popolazione (essendo diete più ricche di fibre, meno grassi saturi). La riqualificazione urbana con più verde consente di mitigare l’effetto isola di calore nelle città e offre spazi per l’attività fisica, col risultato di cittadini più sani (meno obesità, meno stress). L’OMS definisce questi effetti positivi “co-benefici” di salute dell’azione climatica. Anche investire nelle energie rinnovabili significa meno inquinanti e quindi meno malattie respiratorie. Dunque, affrontare il climate change è anche un enorme intervento di sanità pubblica.

Adattamento sanitario: Oltre a mitigare il cambiamento climatico riducendo le emissioni, bisogna adattare i sistemi sanitari per rispondere a queste nuove sfide. Significa rafforzare la sorveglianza delle malattie infettive emergenti (per cogliere subito segnali di dengue, West Nile ecc.), potenziare i piani di allerta caldo (come esistono in Italia bollettini e piani per assistere anziani soli durante ondate di calore – questi piani vanno espansi e resi più efficaci), formare operatori sanitari sugli impatti climatici per integrare queste considerazioni nella pratica (es. medici che consiglino pazienti cardiopatici su come proteggersi durante il caldo, o dermatologi che informino sui rischi di UV con ozono ridotto ecc.). Inoltre, strutture ospedaliere e infrastrutture sanitarie devono essere resilienti: un ospedale non dovrebbe allagarsi al primo nubifragio, e dovrebbe avere piani di continuità operativa durante eventi estremi. In alcune zone costiere a rischio inondazione, può voler dire ripensare la localizzazione delle strutture sanitarie. L’OMS e altre agenzie spingono per includere un approccio “One Health” (che unisce salute umana, animale e ambientale) per affrontare i rischi come zoonosi e sicurezza alimentare legati al clima.


“Il clima sta cambiando, la salute ne paga il prezzo” – questo semplice slogan riassume l’urgenza di agire. Dal punto di vista pratico, come cittadini possiamo fare molto: innanzitutto ridurre la nostra impronta ecologica (usare mezzi pubblici o bici invece dell’auto quando possibile, risparmiare energia a casa) non è solo un gesto “verde” ma un investimento nella nostra salute e in quella dei nostri figli. Un’aria più pulita in città grazie a meno auto significa respirare meglio e ridurre rischi per cuore e polmoni. Possiamo anche adottare comportamenti di adattamento: ad esempio, durante le ondate di caldo, seguire le indicazioni di prevenzione (bere molto, evitare di uscire nelle ore più calde, controllare anziani soli) – gesti che salvano vite. Chi soffre di malattie croniche deve essere consapevole che condizioni estreme possono peggiorarle: quindi in estate attenzione doppia per cardiopatici e bronchitici, in caso di emergenza alluvione seguire le istruzioni delle autorità per evitare rischi sanitari. Dobbiamo richiedere ai decisori politici azioni climatiche coraggiose, perché ne va anche della salute pubblica: sostenere la transizione energetica e le politiche di adattamento è, in fin dei conti, prevenire malattie e morti su larga scala. Se riduciamo le emissioni e trasformiamo le nostre città e sistemi di trasporto, ne ricaveremo società più sane, meno inquinate, più attive. In sostanza, proteggere il pianeta significa proteggere noi stessi. I medici e gli operatori sanitari hanno un ruolo importante come voce su questi temi: sempre più spesso li vediamo scendere in campo per il clima (ad esempio l’Iniziativa Health Care Without Harm, o le dichiarazioni delle riviste mediche internazionali). D’altronde, come recita un motto: il clima è già una questione di diagnosi e prognosi. Sta a tutti noi contribuire a cambiare la prognosi del nostro pianeta e con essa quella della nostra salute, facendo in modo che quella che oggi è definita “la più grande minaccia” si trasformi in occasione per ripensare a fondo il nostro modo di vivere in armonia con l’ambiente

 
 
 

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