Cardiopatie ischemiche
- Gruppo Sadel
- 24 lug
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Le cardiopatie ischemiche – in particolare la malattia coronarica che può causare infarto del miocardio e angina pectoris – rappresentano la principale causa di morte nel mondo e anche in Italia. Questa condizione si verifica quando le arterie coronarie (che nutrono il muscolo cardiaco) si ostruiscono a causa di placche di aterosclerosi, riducendo l’apporto di sangue e ossigeno al cuore. Se il flusso sanguigno si interrompe completamente, si verifica un infarto cardiaco. Nonostante i progressi medici, le malattie cardiache ischemiche rimangono molto diffuse: colpiscono milioni di persone e spesso insorgono silenziosamente, manifestandosi all’improvviso con un evento acuto come un infarto.

Contesto epidemiologico
Le malattie cardiovascolari nel loro complesso sono la prima causa di morte in Italia(responsabili di circa il 44% di tutti i decessi).. In particolare, le cardiopatie ischemiche da sole causano il 28% di tutte le morti nel nostro Paese., posizionandosi al primo posto, seguite dai tumori e dagli accidenti cerebrovascolari (ictus) che rappresentano un altro 13% dei decessi. Ogni anno in Italia decine di migliaia di persone muoiono per infarto o altre manifestazioni di cardiopatia ischemica. Anche a livello globale la situazione è analoga: nel 2019 si sono registrati circa 9,1 milioni di decessi per cardiopatia ischemica nel mondo, pari a circa il 16% di tutte le, confermandola come la singola causa di morte più frequente a livello planetario. Nel complesso, le malattie cardiovascolari uccidono quasi 18 milioni di persone l’anno a livello, e di queste la maggior parte sono dovute proprio ad infarti cardiaci e ictus. La buona notizia è che in Europa, grazie alla prevenzione e ai miglioramenti terapeutici, la mortalità standardizzata per malattie cardiovascolari è in calo (diminuita del 20% circa tra il 2012 e il 2022). Tuttavia, a causa dell’invecchiamento della popolazione, il numero assoluto di persone che convivono con cardiopatie resta elevato, e si abbassa l’età in cui compaiono fattori di rischio (come obesità e diabete) che predispongono a queste patologie.
Cause e fattori di rischio
Le cardiopatie ischemiche sono fortemente legate allo stile di vita e ad alcuni fattori di rischio modificabili. Tra i principali: la pressione alta (ipertensione) cronica danneggia le arterie; l’eccesso di colesterolo LDLnel sangue favorisce la formazione delle placche aterosclerotiche; il fumo di sigaretta danneggia i vasi e riduce l’ossigenazione; il diabete mellito e l’obesità contribuiscono al danno vascolare; la sedentarietà indebolisce il sistema cardiovascolare. Anche una dieta scorretta, ricca di grassi saturi, sale e zuccheri e povera di frutta e verdura, aumenta il rischio. Tra i fattori non modificabili vi sono l’età (il rischio aumenta con gli anni), il sesso (gli uomini sono più colpiti in età medio-avanzata, mentre nelle donne il rischio cresce dopo la menopausa) e la familiarità (predisposizione genetica: avere parenti stretti che hanno avuto infarti precocemente aumenta il rischio individuale). Solitamente la cardiopatia ischemica è il risultato di un accumulo di fattori di rischio nel tempo: ad esempio, una persona ipertesa, fumatrice e diabetica ha probabilità molto elevate di sviluppare una malattia coronarica.
Sintomi e conseguenze
Spesso l’aterosclerosi coronarica progredisce in modo silente per anni. I primi sintomi classici si presentano sotto sforzo: dolore o oppressione al petto (angina), che può irradiarsi a braccio sinistro, spalla, mandibola; fiato corto a seguito di attività fisica; palpitazioni o affaticamento inusuale. Questi segnali indicano che il cuore non riceve abbastanza sangue nei momenti di maggiore lavoro. Se una placca aterosclerotica si rompe e forma un coagulo che ostruisce l’arteria, si verifica un infarto: in tal caso il dolore toracico è tipicamente più intenso, prolungato (oltre 15-20 minuti), accompagnato da sudorazione fredda, nausea, senso di svenimento, e richiede immediato intervento medico. L’infarto può causare danni permanenti al muscolo cardiaco o risultare fatale. Chi sopravvive a un infarto diventa un malato cronico cardiologico: il muscolo lesionato può portare a scompenso cardiaco (cuore indebolito) e a una qualità di vita ridotta. In Italia, grazie ai progressi nelle cure d’urgenza (angioplastiche coronariche immediate, terapie farmacologiche), la mortalità acuta da infarto è diminuita rispetto al passato. Tuttavia, resta una patologia con elevato impatto: si stima che circa il 10% degli italiani muoia per infarto miocardico e altrettanti per altre forme di cardiopatia ischemica ogni anno. Inoltre, chi supera l’evento acuto deve spesso assumere a vita farmaci (come antiaggreganti, beta-bloccanti, statine) e adottare cambiamenti nello stile di vita per prevenire recidive.
Prevenzione
La buona notizia è che gran parte delle cardiopatie ischemiche sono prevenibili. Si stima che fino all’80% dei casi di malattia cardiovascolare potrebbero essere evitati agendo sui fattori di rischio. Le azioni di prevenzione includono: smettere di fumare (il fumo è uno dei principali killer per il cuore, cessare l’abitudine porta benefici rapidi, riducendo il rischio anno dopo anno), seguire una dieta sana – ad esempio la Dieta Mediterranea, ricca di verdura, frutta, legumi, pesce e olio d’oliva – limitando grassi saturi, sale e zuccheri; mantenere un peso salutare per evitare sovrappeso e obesità; fare attività fisica regolare (almeno 150 minuti a settimana di esercizio moderato, come camminata veloce, ciclismo leggero o nuoto, aiutano a tenere sotto controllo pressione, colesterolo e glicemia); controllare la pressione arteriosa e il diabete tramite check-up periodici e, se necessario, farmaci; ridurre lo stress e garantirsi un adeguato riposo. Anche limitare il consumo di alcol fa parte della prevenzione, poiché l’alcolismo cronico può danneggiare il cuore e aumentare la pressione. È importante inoltre tenere sotto controllo i livelli di colesterolo tramite la dieta e, se prescritti, farmaci (statine). Sul piano della sanità pubblica, misure come campagne anti-fumo, promozione dell’attività fisica (es. creazione di percorsi ciclopedonali, palestre popolari) e diffusione di cibi sani nelle scuole e nelle mense aziendali contribuiscono a creare un ambiente favorevole alla salute cardiovascolare.
Trattamento
Se una persona sviluppa cardiopatia ischemica, oggi esistono cure efficaci per gestirla. In fase acuta di infarto, la strategia salvavita è la riapertura rapida dell’arteria coronaria occlusa: ciò avviene tramite angioplastica (inserimento di un catetere con palloncino e spesso posizionamento di uno stent) o trombolisi farmacologica (scioglimento del trombo). Prima si interviene (idealmente entro 90 minuti dall’inizio dei sintomi), maggiore parte del muscolo cardiaco si salva. Dopo l’evento acuto, la terapia farmacologica cronica include antiaggreganti (aspirina), beta-bloccanti, ACE-inibitori/sartani, statine e altri farmaci per ridurre lo sforzo sul cuore e prevenire nuovi episodi. In alcuni casi avanzati, se le coronarie sono multiple e gravemente occluse, si ricorre al bypass aorto-coronarico (intervento chirurgico che crea ponti attorno alle arterie ostruite utilizzando vasi sanguigni prelevati dal paziente). La riabilitazione cardiologica post-infarto è fondamentale: attraverso esercizio fisico controllato e educazione sanitaria aiuta i pazienti a riprendere la vita quotidiana riducendo il rischio di recidive. Infine, per chi sviluppa scompenso cardiaco o aritmie a seguito del danno cardiaco, sono disponibili dispositivi impiantabili (pacemaker, defibrillatori) e terapie avanzate.
Le cardiopatie ischemiche restano un “killer” silenzioso ma in gran parte prevenibile. Il messaggio pratico è investire sul proprio stile di vita fin da giovani: non fumare, controllare pressione e colesterolo, mangiare sano e fare movimento sono semplici pilastri che proteggono cuore e arterie nel lungo termine. Anche per chi ha già fattori di rischio o un evento cardiaco alle spalle, non è mai troppo tardi per migliorare le proprie abitudini e aderire scrupolosamente alle terapie prescritte. Grazie ai progressi medici, milioni di persone convivono oggi con una malattia coronarica: con adeguate cure e stili di vita corretti, si può continuare a condurre una vita attiva e significativa. In definitiva, prevenzione e tempestività sono le armi migliori: prevenire l’insorgenza di fattori di rischio e riconoscere subito i sintomi di un infarto (chiamando immediatamente il 112/118) possono salvare la vita. Il cuore è un muscolo instancabile: prendersene cura quotidianamente è la chiave per farlo battere a lungo e in salute.
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