Gotta
- Gruppo Sadel
- 16 set
- Tempo di lettura: 4 min
La gotta è una forma di artrite causata dall’eccesso di acido urico nell’organismo, che porta alla formazione di cristalli microscopici nelle articolazioni. È considerata una delle malattie reumatiche “classiche”: storicamente nota fin dall’antichità, veniva chiamata il “male dei re” perché associata a tavolate ricche di carne e alcool (cibi che favoriscono l’iperuricemia). Oggi sappiamo che la gotta può colpire chiunque, ma è più comune negli uomini di mezza età: difatti, è la causa più frequente di artrite infiammatoria negli uomini tra i 30 e i 50 anni.
Nelle donne compare più raramente e di solito dopo la menopausa (quando viene meno la protezione ormonale degli estrogeni che favoriscono l’escrezione di acido urico). La gotta rientra tra le cosiddette “artropatie da cristalli”, insieme alla condrocalcinosi da pirofosfato di calcio.

Il meccanismo è il seguente: l’acido urico, prodotto finale del metabolismo di alcune proteine (purine), in condizioni normali viene eliminato dai reni. Se i livelli di acido urico nel sangue aumentano troppo (per eccessiva produzione o ridotta eliminazione), esso può precipitare formando cristalli aghiformi di urato monosodico. Questi cristalli tendono a depositarsi nelle articolazioni e in altri tessuti. Lì, il sistema immunitario li riconosce come corpi estranei e scatena una violenta reazione infiammatoria. Il risultato è l’attacco acuto di gotta: una delle forme di artrite più dolorose in assoluto, anche se di solito di breve durata. L’articolazione improvvisamente colpita (spesso di notte o al mattino presto) diventa estremamente dolente, gonfia, calda e arrossata al punto che anche il semplice sfiorarla provoca un dolore lancinante. Classicamente, l’articolazione più colpita è la base dell’alluce (metatarso-falangea dell’alluce), condizione nota come podagra: il dito grosso del piede si gonfia, la pelle sovrastante diventa tesa, lucida e arrossata, e il paziente non riesce nemmeno a poggiare il piede a terra dal dolore.
Ma la gotta può interessare anche altre articolazioni: caviglia, ginocchio, polso, gomito (tipicamente la borsa olecranica dietro il gomito può infiammarsi, causando il cosiddetto “gomito del trovatore”). In molti casi, il primo episodio coinvolge una sola articolazione (monoartrite acuta). Durante l’attacco, il dolore è così intenso che spesso il paziente è del tutto impossibilitato a usare l’articolazione colpita e può manifestare anche febbre, calore e malessere generale.
Un singolo attacco di solito si risolve spontaneamente nell’arco di alcuni giorni fino a 1-2 settimane, anche senza trattamento. Tuttavia, se la causa sottostante (iperuricemia) non viene corretta, gli attacchi tendono a ripresentarsi con frequenza variabile. Con il tempo, la gotta può diventare cronica: gli episodi acuti diventano più frequenti, possono coinvolgere più articolazioni contemporaneamente e tra un attacco e l’altro può persistere un’infiammazione articolare di basso grado. Inoltre, i cristalli di acido urico possono depositarsi in massa nei tessuti molli formando i cosiddetti tofi: noduli di materiale biancastro duro che compaiono sotto la pelle, ad esempio sul padiglione auricolare, sui gomiti, sulle dita o intorno alle articolazioni colpite. I tofi sono segno di gotta avanzata e possono causare deformità e danni articolari permanenti se non si interviene. L’eccesso di acido urico può anche provocare calcoli renali e, a lungo andare, compromissione della funzionalità renale.
Il farmaco di elezione è l’allopurinolo, che riduce la produzione di acido urico. In alternativa, in alcuni casi si può usare il febuxostat (nuovo inibitore della produzione) o farmaci uricosurici che ne aumentano l’eliminazione renale (come il probenecid, raramente usato in Italia). L’obiettivo è mantenere l’uricemia sotto una certa soglia (tipicamente <6 mg/dL) per sciogliere gradualmente i depositi di cristalli e prevenire ulteriori precipitazioni. Questa terapia va presa a vita nella maggior parte dei casi di gotta cronica. È cruciale spiegare al paziente che all’inizio dell’allopurinolo potrebbero paradossalmente scatenarsi altri attacchi (per mobilizzazione dei cristalli); per questo, spesso si associa una bassa dose di colchicina o FANS nei primi mesi come profilassi degli attacchi mentre l’uricemia si abbassa. Oltre ai farmaci, la prevenzione include modifiche nello stile di vita e nella dieta: ridurre il consumo di cibi ricchi di purine (carni rosse, frattaglie come fegato e animelle, certi pesci come acciughe e sardine, crostacei), evitare l’eccesso di alcol (specialmente birra e superalcolici che alzano l’acido urico), mantenere un peso forma e bere molta acqua per facilitare l’eliminazione urinaria dei cristalli.
Anche controllare condizioni associate come ipertensione, diabete e colesterolo è importante, dato che spesso fanno parte del quadro metabolico del paziente con gotta.
Con queste misure, la prognosi della gotta è ottima: la maggior parte dei pazienti, una volta in terapia ipouricemizzante e con uno stile di vita adeguato, non presenta più attacchi o li vede ridursi drasticamente in frequenza e intensità. Si evitano così i danni articolari cronici e le altre complicanze (come l’insufficienza renale). Una persona con gotta ben controllata può condurre una vita assolutamente normale e attiva, dovendo solo ricordare di assumere la sua pillola quotidiana e moderare certe abitudini alimentari. Invece, una gotta trascurata o non curata può evolvere in una condizione molto invalidante, con poliartrite cronica deformante e coinvolgimento renale. Inoltre, la gotta spesso si associa ad altre patologie metaboliche (obesità, sindrome metabolica), che di per sé aumentano il rischio cardiovascolare: ecco perché i medici pongono l’accento sull’importanza di uno stile di vita sano globale. In sintesi, la gotta è un’artrite estremamente dolorosa ma potenzialmente reversibile: la chiave è prevenire. Un paziente informato, che segue la terapia e adotta i giusti accorgimenti, non dovrebbe più rivivere l’esperienza terribile del suo primo attacco gottoso e può aspettarsi di evitare i problemi a lungo termine legati a questa malattia.
Commenti