La celiachia
- Gruppo Sadel
- 28 lug
- Tempo di lettura: 6 min
La malattia celiaca, o celiachia, è un’intolleranza permanente al glutine, sostanza proteica presente in molti cereali (frumento, orzo, segale, farro…). Si tratta di una patologia autoimmune: nelle persone geneticamente predisposte, l’ingestione di glutine scatena una reazione immunitaria che danneggia la mucosa dell’intestino tenue. La celiachia è abbastanza comune (circa 1 persona su 100 ne è affetta, anche se molte non sono diagnosticate) e può esordire a qualsiasi età. Se non trattata, provoca malassorbimento di nutrienti e vari sintomi, ma per fortuna l’unica cosa da fare è eliminare il glutine dalla dieta – una misura che consente all’intestino di guarire e ai celiaci di stare benissimo. In questa sezione vedremo cos’è la celiachia, come riconoscerla e come gestirla con la dieta senza glutine, fornendo consigli pratici per vivere serenamente questa condizione.
Descrizione e cause
La celiachia è una malattia autoimmune sistemica innescata dall’esposizione al glutine nella dieta. In un individuo celiaco, anche piccole quantità di glutine possono attivare i linfociti del sistema immunitario che attaccano la parete intestinale, danneggiando i villi intestinali (le minuscole estroflessioni che servono ad assorbire i nutrienti). Di conseguenza si sviluppa un malassorbimento: il corpo fatica ad assorbire correttamente sostanze importanti come ferro, calcio, vitamine, con conseguenti carenze. La predisposizione genetica è fondamentale: quasi tutti i celiaci hanno certe varianti di geni HLA (DQ2 o DQ8), che rendono più probabile l’attivazione immunitaria contro il glutine. Ma avere questi geni non basta (sono presenti anche nel 30% della popolazione generale non celiaca): servono anche fattori ambientali scatenanti. Spesso la celiachia compare dopo un evento stressante per l’intestino o il sistema immunitario (ad esempio un’infezione gastrointestinale, una gravidanza, ecc., in persone predisposte).. Una volta innescata, la reazione autoimmune prosegue finché c’è glutine nella dieta. Non bisogna confondere la celiachia con l’allergia al grano o con la “sensibilità al glutine non celiaca”: la celiachia ha meccanismi e conseguenze peculiari (produce autoanticorpi specifici e lesioni intestinali caratteristiche). Tra i fattori di rischio per celiachia, oltre alla genetica, vi è la presenza di altre malattie autoimmuni (diabete tipo 1, tiroidite di Hashimoto, ecc.) e di sindromi genetiche come quella di Down: in questi gruppi la prevalenza di celiachia è maggiore e infatti spesso si fa screening. In sostanza, nella celiachia il glutine – innocuo per la maggioranza delle persone – diventa un “veleno” per l’intestino del celiaco, a causa di una risposta immunitaria anomala che erode la mucosa intestinale. Fortunatamente, rimuovendo il glutine, l’intestino celiaco è capace di rigenerarsi.

Sintomi e diagnosi
La celiachia può presentarsi con un ventaglio di sintomi molto ampio, dai classici disturbi digestivi a manifestazioni più subdole. Nei bambini piccoli i sintomi tipici sono: diarrea cronica, pancia gonfia, scarso accrescimento di peso e statura, irritabilità.
Nei bambini più grandi e negli adolescenti, può manifestarsi con dolori addominali ricorrenti, nausea o vomito, oppure con ritardo puberale o bassa statura e anemia da carenza di ferro. Negli adulti, spesso predominano i sintomi extra-intestinali: stanchezza cronica (astenia), anemia sideropenica resistente alla terapia marziale, osteoporosi precoce, formicolii (per neuropatia da carenza di vitamina B12), aftosi orale ricorrente, irregolarità mestruali o difficoltà a concepire. Ci sono anche forme silenti, scoperte magari tramite esami per altre ragioni o perché un familiare è celiaco. In alcuni casi la celiachia può associarsi a un’eruzione cutanea molto pruriginosa fatta di vescicole: la dermatite erpetiforme, considerata una manifestazione della celiachia sulla pelle. Diagnosi: Il percorso diagnostico standard prevede inizialmente un esame del sangue per cercare gli autoanticorpi tipici: in particolare gli anticorpi anti-transglutaminasi tissutale (tTG) di classe IgA e gli anti-endomisio (EMA). Questi anticorpi risultano elevati nella gran parte dei celiaci attivi che consumano glutine. È importante che durante gli esami il paziente stia seguendo una dieta con glutine, altrimenti i test possono falsamente negativizzarsi. Se gli anticorpi risultano positivi (soprattutto se molto alti), o se c’è un forte sospetto clinico, si procede ad una gastroscopia con biopsie duodenali. Il gastroenterologo osserverà la mucosa dell’intestino tenue e preleverà piccoli frammenti (biopsie) che, analizzati al microscopio, mostrano le lesioni tipiche: villi intestinali appiattiti o assenti, iperplasia delle cripte e aumento dei linfociti intraepiteliali. Nei bambini, se gli anticorpi anti-tTG IgA sono altissimi (oltre 10 volte la norma) e confermati dagli EMA, le linee guida più recenti consentono di diagnosticare la celiachia anche senza biopsia, per evitare ai piccoli un esame invasivo. In ogni caso, la diagnosi deve sempre essere fatta da uno specialista e va distinta da altre cause di malassorbimento. Spesso si controllano anche i livelli di TSH, calcio, ferro, folati, vitamina B12 per valutare l’impatto nutrizionale del malassorbimento pre-diagnosi. Dopo conferma di celiachia, è bene testare i parenti di primo grado anche se asintomatici, data la forte componente familiare.
Trattamento (dieta senza glutine)
L’unica terapia per la celiachia è alimentare: bisogna eliminare completamente il glutine dalla dieta per tutta la vita. Questo porta alla remissione completa dei sintomi e alla normalizzazione degli autoanticorpi e delle lesioni intestinali. “Senza glutine” significa evitare tutti i cereali che lo contengono: frumento, segale, orzo, farro, spelta, kamut, triticale, ecc. Sono invece naturalmente privi di glutine il riso, il mais, la quinoa, il grano saraceno, il miglio, l’avena pura (deve però essere certificata perché spesso contaminata da altri cereali). Fortunatamente, oggi esiste un’ampia disponibilità di prodotti senza glutine (pasta, pane, biscotti, pizza preparati con farine alternative) e la legge italiana tutela i celiaci fornendo un bonus mensile per l’acquisto di questi alimenti speciali. La dieta deve essere seguita in modo rigoroso, evitando anche le contaminazioni crociate: ad esempio usare tostapane o pentole in comune con cibi glutinosi può bastare a scatenare la reazione. È importante quindi prestare attenzione alle etichette (il simbolo della spiga sbarrata garantisce l’assenza di glutine) e informarsi bene quando si mangia fuori (per fortuna ormai molti ristoranti offrono opzioni gluten-free e i celiaci possono condurre una vita sociale normale). Dopo quanto tempo si sta meglio? Dipende: spesso nell’arco di qualche settimana di dieta aglutinata i sintomi gastrointestinali migliorano nettamente e dopo alcuni mesi anche le riserve nutrizionali si ristabiliscono. I villi intestinali impiegano un po’ a ricrescere, ma di solito entro 6-12 mesi di dieta rigorosa la mucosa torna normale (nei bambini molto prima). In alcuni casi di diagnosi in età adulta avanzata, la mucosa non guarisce mai completamente, ma l’importante è che non peggiori. La dieta senza glutine deve essere bilanciata: all’inizio può sembrare difficile, ma con l’aiuto di un nutrizionista o partecipando a gruppi di pazienti si imparano presto ricette e alternative gustose (esistono ottime farine di riso, mais, legumi, mix senza glutine, ecc.). Non sono necessarie altre terapie farmacologiche nella celiachia “classica”: tuttavia, se c’è carenza di ferro, calcio o vitamine, il medico prescriverà integrazioni per qualche mese. Inoltre, i celiaci devono fare attenzione alla salute delle ossa: spesso viene consigliato un controllo della densità ossea qualche anno dopo la diagnosi, e comunque assicurare sempre vitamina D e calcio adeguati, perché l’osteoporosi è più frequente in chi ha sofferto di malassorbimento non trattato. Nei rarissimi casi di celiachia refrattaria (in cui i sintomi persistono nonostante dieta strettissima), esistono farmaci immunosoppressori specifici, ma sono eccezioni. Per la stragrande maggioranza dei pazienti celiaci, la dieta è risolutiva.
Conclusione e consigli pratici
All’inizio la diagnosi di celiachia può sconvolgere le abitudini alimentari, ma oggi essere celiaci non significa rinunciare al piacere del cibo. Con un po’ di organizzazione, si può mangiare in modo altrettanto vario e gustoso: il mercato gluten-free offre pasta, pane e dolci del tutto simili agli originali, e molti alimenti naturalmente privi di glutine (riso, patate, mais, legumi, carne, pesce, uova, verdure, frutta, latticini) sono disponibili ovunque. Alcuni consigli utili: imparate a comunicare la vostra esigenza senza imbarazzo, ad esempio al ristorante informate subito il cameriere che siete celiaci – oggi ne sono ben consapevoli e adotteranno le dovute accortezze. In cucina a casa, evitate le contaminazioni: tenete separati (o ben puliti) tostapane, taglieri, scolapasta; magari utilizzate etichette o colori diversi per utensili destinati ai cibi senza glutine. Tenete una buona scorta di snack o cracker senza glutine da portare in borsa per le emergenze (vi eviterà di rimanere senza opzioni se siete fuori casa a lungo). Non scoraggiatevi se all’inizio sembra complicato: tra supermercati attrezzati, farmacie e e-commerce, reperire cibi gluten-free è sempre più facile. Inoltre, associazioni come l’Associazione Italiana Celiachia (AIC) offrono supporto, elenchi di prodotti e locali aderenti al network senza glutine, e tanti consigli pratici. Ricordate che seguire la dieta senza glutine al 100% è essenziale, anche se vi sentite bene: a volte si tende a trasgredire perché “un po’ di glutine non mi dà sintomi”, ma anche minime tracce possono riattivare l’infiammazione intestinale. Concludendo, la celiachia è una condizione con cui si può vivere bene e in salute: una volta adottata la dieta giusta, il vostro intestino guarirà e potrete mangiare a sazietà (cibi permessi) senza più disturbi. Molti celiaci dicono che la parte più difficile è solo i primi mesi di adattamento; dopodiché diventa una routine naturale. Pensatela così: avete scoperto la causa dei vostri malesseri e possedete già la cura – il cibo giusto – letteralmente a portata di mano.
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