La Gotta
- Gruppo Sadel
- 28 lug
- Tempo di lettura: 6 min
La gotta è una forma di artrite infiammatoria molto dolorosa causata dall’accumulo di cristalli di acido urico nelle articolazioni. Un tempo era chiamata la “malattia dei re” perché collegata a eccessi alimentari e consumo di carni e alcolici, ma in realtà può colpire chiunque abbia livelli elevati di acido urico. Fortunatamente oggi la gotta si può controllare efficacemente: esistono farmaci in grado di trattare gli attacchi acuti e – cosa ancora più importante – terapie per prevenire le ricadute, mantenendo l’acido urico su valori normali. In questa sezione spiegheremo cos’è la gotta, quali sono le sue cause e i suoi sintomi tipici, come viene diagnosticata e come si può gestire con dieta e farmaci, così che il dolore rimanga solo un brutto ricordo.
La gotta insorge quando nel sangue circola troppo acido urico (iperuricemia). L’acido urico è un prodotto di scarto che deriva dalla degradazione delle purine, sostanze presenti nelle nostre cellule e in molti alimenti proteici. Normalmente viene eliminato dai reni con le urine, ma se se ne produce una quantità eccessiva (per via di dieta o di un metabolismo accelerato) o se i reni non riescono a smaltirlo a sufficienza, il suo livello nel sangue sale. Quando l’acido urico supera una certa concentrazione, può cristallizzare formando minuscoli cristalli appuntiti (di urato monosodico) che tendono a depositarsi nelle articolazioni. Il sistema immunitario riconosce questi cristalli come “corpi estranei” e scatena una forte reazione infiammatoria nella zona, da cui il classico attacco di gotta. I fattori che favoriscono l’iperuricemia includono: un’alimentazione ricca di purine (carni rosse, frattaglie come fegato o rognone, certi pesci come acciughe e crostacei, e birra – ricca anche di guanosine), il consumo eccessivo di alcol (l’alcol riduce l’eliminazione di acido urico), sovrappeso/obesità, la presenza di patologie come insufficienza renale, ipotiroidismo o alcuni tumori, e l’assunzione di farmaci come diuretici tiazidici. Anche la predisposizione genetica gioca un ruolo: spesso la gotta si riscontra in più membri della stessa famiglia. La gotta è più comune negli uomini sopra i 40 anni e nelle donne dopo la menopausa (prima le donne sono protette da estrogeni). Senza trattamento, l’iperuricemia cronica può portare alla formazione di tofi gottosi (accumuli di cristalli in tessuti molli come padiglioni auricolari, gomiti, tendini) e a danno articolare permanente. Ma con le cure moderne, queste complicanze si possono evitare.

L’attacco acuto di gotta è molto caratteristico: di solito inizia all’improvviso, spesso di notte o al primo mattino, con un dolore lancinante a un’articolazione, che diventa rossa, calda, gonfia e ipersensibile al minimo tocco. L’articolazione classica colpita è la base dell’alluce (l’articolazione metatarso-falangea del primo dito del piede): la persona si sveglia con un alluce estremamente dolorante (la cosiddetta podagra), al punto da non sopportare neanche il peso del lenzuolo sulla parte. Ma la gotta può interessare anche altre articolazioni: caviglia, ginocchio, polso, gomito (olecrano) o le piccole articolazioni delle mani. Il dolore raggiunge un picco nelle prime 12-24 ore, poi gradualmente si attenua in pochi giorni o entro 1-2 settimane. Durante un attacco acuto possono comparire febbricola, brividi e malessere generale, a testimoniare l’intensa infiammazione in atto. Come detto, se la gotta diventa cronica e non trattata, possono formarsi i tofi: noduli duri sottocutanei pieni di cristalli, che compaiono su orecchie, gomiti, dita. Dal punto di vista diagnostico, quando un paziente presenta i sintomi tipici (es. un uomo di mezza età con podagra) spesso il medico riconosce la gotta clinicamente. Per conferma si misura l’uricemia nel sangue (i valori tipicamente sono > 7 mg/dl nell’uomo) e si può fare un’analisi del liquido sinoviale: prelevando con una puntura un po’ di liquido dall’articolazione infiammata, al microscopio si vedranno i cristalli aghiformi di urato. Questo esame – sebbene molto specifico – non sempre è necessario se il quadro è chiaro. Può anche essere utile un’ecografia articolare, che a volte evidenzia i cristalli (segno del “doppio contorno” sulla cartilagine) o i tofi nei tessuti. Naturalmente, in un contesto di gotta, il medico valuterà anche la funzionalità renale e eventuali danni (es. calcoli renali di acido urico, che sono più frequenti in questi pazienti).
Trattamento e prevenzione
La gestione della gotta si divide in due fasi: il trattamento dell’attacco acuto e la terapia di prevenzione a lungo termine. Durante un attacco acuto, l’obiettivo è spegnere rapidamente l’infiammazione e il dolore. Si utilizzano tipicamente FANS a dosi piene (es. indometacina, naprossene) per alcuni giorni, oppure la colchicina, un farmaco specifico per la gotta che riduce la risposta infiammatoria ai cristalli. In alternativa o aggiunta, soprattutto se FANS e colchicina sono controindicati, si possono usare corticosteroidi(cortisone) orali o iniettati nell’articolazione, che sono molto efficaci nel calmare l’attacco. Già in questa fase è utile bere molta acqua (per aiutare i reni a eliminare acido urico) e rimanere a riposo, tenendo l’articolazione sollevata. Il dolore gottoso non trattato in genere si risolve in circa 5-7 giorni, ma con le terapie può migliorare nettamente già entro 1-2 giorni. Finito l’attacco, si passa alla fase cruciale: prevenire nuovi episodi e sciogliere gradualmente i depositi di urato. Questo si ottiene abbassando stabilmente l’uricemia. Il cardine è una terapia farmacologica ipouricemizzante: il più usato è allopurinolo, un farmaco che riduce la produzione di acido urico; in alternativa, in chi non lo tollera o non basta, ci sono febuxostat (simile come meccanismo) o farmaci che aumentano l’escrezione di urati dai reni (probenecid, meno usato). Questi farmaci vanno assunti quotidianamente a lungo termine per mantenere l’uricemia sotto ~6 mg/dl, valore al di sotto del quale i cristalli tendono a dissolversi. Importante: la terapia ipouricemizzante non va iniziata durante l’attacco acuto, ma dopo che è risolto, e una volta iniziata va continuata indefinitamente (interromperla può causare nuovi attacchi). Accanto ai farmaci, è fondamentale l’alimentazione e lo stile di vita: chi soffre di gotta deve seguire una dieta a basso contenuto di purine. Significa limitare carni rosse e selvaggina, frattaglie (vietati fegato, rognoni, animelle, cervello), certi pesci e molluschi (sardine, acciughe, crostacei), e moderare il consumo di alcolici – soprattutto birra, che è un potente trigger, ma anche superalcolici. Meglio bere molta acqua e bevande non zuccherate (almeno 2-3 litri al giorno) per diluire l’urina e prevenire calcoli renali. Può essere utile aumentare il consumo di latticini magri e vegetali (che, contrariamente a quanto si pensava, sono sicuri: le purine vegetali incidono poco) e di ciliegie, che alcuni studi suggeriscono possano ridurre la frequenza di attacchi gottosi. Altri consigli: mantenere un peso sano (dimagrire, se obesi, riduce drasticamente l’uricemia), evitare i digiuni prolungati e le diete iperproteiche (che alzano l’acido urico), e, se possibile, sospendere farmaci che aumentano l’urato (chiedere al medico per eventuali alternative ai diuretici tiazidici, ad esempio). Seguire scrupolosamente la terapia ipouricemizzante è essenziale: molte persone commettono l’errore di sospendere l’allopurinolo quando stanno bene, ma così l’uricemia risale e i cristalli si riformano. Con il tempo e la cura costante, la gotta può praticamente “spegnersi”: niente più attacchi e graduale scomparsa dei tofi se presenti.
La gotta, pur essendo estremamente dolorosa durante gli attacchi, è una malattia su cui oggi abbiamo pieno controllo a disposizione. Se avete la gotta, è fondamentale instaurare un buon rapporto col vostro medico (spesso un reumatologo o internista) e comprendere la logica della terapia: c’è la fase di attacco, in cui curare il dolore immediato, e la fase di prevenzione, che è per tutta la vita. Non scoraggiatevi se dovrete prendere una pillola ogni giorno: pensatela come un semplice “integratore” che vi mantiene sani – in effetti, prevenire gli attacchi di gotta significa poter camminare, lavorare e vivere senza il timore di quel dolore lancinante. Tenete a mente alcune astuzie: ad esempio, può essere utile avere sempre con sé (o a casa) una confezione di FANS o di colchicina per intervenire ai primissimi segnali di un attacco (a volte abortirlo sul nascere); se andate a cena fuori, sapete quali cibi evitare e potete orientarvi su altro (molti ristoranti offrono opzioni sicure, come carni bianche o piatti vegetariani). Dopo un po’ di tempo che la vostra uricemia è normale, vi accorgerete che gli attacchi diventeranno un ricordo lontano. Infine, non sottovalutate il valore delle abitudini: un bicchiere d’acqua in più e una birra in meno ogni giorno possono fare la differenza. Con disciplina e le terapie odierne, la gotta è del tutto gestibile e non vi impedirà di condurre una vita piena e attiva.
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