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Le resistenze antimicrobiche

  • Gruppo Sadel
  • 24 lug
  • Tempo di lettura: 3 min

Introduzione: Le resistenze antimicrobiche (AMR) si verificano quando batteri, virus o altri microbi diventano resistenti ai farmaci progettati per eliminarli. È un fenomeno in crescita che rende più difficili da trattare anche infezioni comuni. Organismi un tempo facilmente debellabili con antibiotici oggi possono causare malattie gravi poiché i farmaci risultano inefficaci. L’Organizzazione Mondiale della Sanità considera l’AMR una delle maggiori minacce alla salute globale del nostro tempo.


Contesto ed epidemiologia


Ogni anno in Europa oltre 670.000 infezioni sono causate da batteri resistenti agli antibiotici e si stimano circa 33.000 decessi diretti dovuti a queste infezioni. L’Italia, in particolare, è tra i paesi europei più colpiti: circa un terzo delle morti per AMR in Europa avviene in Italia. In termini assoluti, ciò equivale a circa 11-12 mila decessi all’anno in Italia per infezioni da germi resistenti, su un totale di ~35 mila decessi nell’UE. Questi numeri collocano l’Italia al primo posto in Europa per mortalità da antibiotico-resistenza. Le tendenze preoccupano: un rapporto ECDC del 2024 indica che il consumo di antibiotici nell’UE è leggermente aumentato negli ultimi anni, allontanandosi dall’obiettivo di ridurre del 20% l’uso entro il 2030. Se questa tendenza non verrà invertita, si stima che in futuro l’AMR potrebbe diventare la prima causa di morte nel nostro paese entro il 2050, superando malattie cardiovascolari e tumori.


Cause e fattori di rischio


La resistenza antimicrobica è principalmente causata dall’uso inappropriato o eccessivo di antibiotici. Ogni volta che si assumono antibiotici quando non necessario (ad esempio per infezioni virali come l’influenza) o non si completa un ciclo di terapia, si offre ai batteri l’opportunità di adattarsi e sviluppare resistenze. Anche l’uso massiccio di antibiotici negli allevamenti animali contribuisce al problema: batteri resistenti possono passare dagli animali all’uomo attraverso la catena alimentare. Ulteriore fattore è la scarsa prevenzione delle infezioni: in ambienti sanitari con scarsa igiene, i batteri multiresistenti si diffondono più facilmente. La mancanza di nuovi antibiotici sul mercato aggrava la situazione – negli ultimi decenni sono stati sviluppati pochi nuovi farmaci, mentre quelli esistenti perdono progressivamente efficacia.

Implicazioni e conseguenze: Le resistenze antimicrobiche rendono più pericolose infezioni che un tempo erano facilmente curabili. In presenza di batteri resistenti, cure standard come interventi chirurgici, chemioterapie o trapianti diventano più rischiose perché un’infezione post-operatoria può risultare non trattabile. Si stima che globalmente nel 2019 circa 1,27 milioni di morti siano state direttamente attribuibili ad infezioni resistenti. Se non contrastata, l’AMR potrebbe causare nel mondo fino a 10 milioni di morti l’anno entro il 2050, con un costo economico enorme. In Italia gli esperti avvertono che, senza interventi, le infezioni resistenti potrebbero nei prossimi decenni uccidere più di infarti e tumori.

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Prevenzione e strategie


Per affrontare l’AMR serve un approccio integrato One Health, che consideri insieme salute umana, animale e ambientale. In Italia è attivo un Piano Nazionale di Contrasto all’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR), aggiornato nel periodo 2022-2025, che prevede azioni su più fronti. Le strategie chiave includono: uso più prudente degli antibiotici (prescriverli solo quando necessario e con la posologia corretta), programmi di antimicrobial stewardshipnegli ospedali per sorvegliare e guidare le terapie antibiotiche, potenziamento della vaccinazione (ad esempio vaccini anti-influenzali o antipneumococcici riducono le infezioni batteriche secondarie, diminuendo l’uso di antibiotici). È fondamentale anche migliorare le misure di prevenzione delle infezioni: igiene delle mani negli ospedali, sanificazione degli ambienti, controllo delle infezioni correlate all’assistenza sanitaria. Sul fronte veterinario, vanno ridotti gli antibiotici negli allevamenti e promosse migliori condizioni igieniche e vaccini per gli animali. Infine, la ricerca scientifica deve essere incentivata per sviluppare nuovi antibiotici e terapie alternative (ad esempio batteriofagi, anticorpi monoclonali) e test diagnostici rapidi per identificare subito il germe e la sua sensibilità ai farmaci.

Conclusione: La resistenza antimicrobica è spesso definita una “pandemia silenziosa” poiché agisce nell’ombra, ma i suoi effetti possono riportarci a un’era pre-antibiotica. Tutti possiamo contribuire: usare gli antibiotici responsabilmente, seguire le indicazioni del medico, non automedicarsi, e promuovere una cultura dell’igiene. Riducendo l’uso inutile di antibiotici preserviamo l’efficacia di questi farmaci preziosi anche per le generazioni future. L’AMR si può combattere con uno sforzo collettivo: dal singolo cittadino (nell’uso corretto dei farmaci e nella prevenzione delle infezioni) fino ai decisori politici (nel sostenere programmi di sorveglianza e ricerca). Solo unendo le forze potremo evitare che infezioni oggi curabili tornino a essere minacce mortali e potremo garantire che la medicina moderna continui a poter contare sull’arsenale antibiotico per curare malattie e permettere interventi sanitari in sicurezza.

 
 
 

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