Nutrizione personalizzata
- Gruppo Sadel
- 24 lug
- Tempo di lettura: 6 min
Ognuno di noi è unico – per patrimonio genetico, microbiota intestinale, stile di vita – e reagisce agli alimenti in modo peculiare. Partendo da questa consapevolezza, si è sviluppato il concetto di nutrizione personalizzata: un approccio alimentare “su misura” in base alle caratteristiche individuali, con l’obiettivo di ottimizzare la salute e prevenire malattie. In contrasto con le diete standard “uguali per tutti”, la nutrizione personalizzata si avvale di informazioni genetiche (nutrigenetica), metaboliche (ad es. profilo glicemico) e sulle abitudini personali per creare piani alimentari altamente individualizzati. È una tendenza emergente, resa possibile dai progressi nella genomica, big data e dispositivi di monitoraggio (come sensori per il glucosio continuo). In pratica, significa che due persone potrebbero dover seguire consigli dietetici differenti anche per raggiungere lo stesso obiettivo di salute, perché “ciò che è cibo sano per me, potrebbe non esserlo allo stesso modo per te”. Questo approccio sta trovando applicazione in vari campi: controllo del peso, gestione del diabete, prevenzione cardiovascolare, salute intestinale, persino performance sportive.
Basi scientifiche: La nutrizione personalizzata poggia su due pilastri scientifici principali: la nutrigenetica e la nutrigenomica. La nutrigenetica studia come le variazioni genetiche individuali influenzano la risposta dell’organismo ai nutrienti.
Ad esempio, esistono polimorfismi genetici che rendono meno efficiente il metabolismo di certe vitamine (come l’enzima MTHFR per l’acido folico): un individuo con queste varianti potrebbe avere bisogno di più folati nella dieta o di integrazioni rispetto ad altri. Oppure varianti nel gene APOE modificano l’impatto dei grassi saturi sul colesterolo: chi ha la variante APOE4 spesso è più sensibile agli eccessi di grassi animali (per cui può giovare di una dieta più povera di colesterolo). La nutrigenomica, invece, studia come i nutrienti influenzano l’espressione dei geni (geni attivi o silenti). Ciò significa che la dieta può modulare l’accensione di pathways metabolici: ad esempio, alcuni composti vegetali (polifenoli) attivano geni antiossidanti. In sintesi, la nutrizione personalizzata incrocia l’informazione “genetica → alimentazione” (nutrigenetica) e “alimentazione → espressione genica” (nutrigenomica) per capire l’interazione cibo-persona.
Un classico esempio è la tolleranza ai carboidrati: ricerche recenti (ad es. uno studio del Weizmann Institute) hanno mostrato che diverse persone hanno risposte glicemiche post-prandiali molto diverse agli stessi alimenti.
Tecnologie e strumenti: Negli ultimi anni sono diventati disponibili test e dispositivi che abilitano la nutrizione personalizzata. Ci sono kit di test del DNA nutrizionale: con un tampone buccale si analizzano decine di geni correlati al metabolismo di nutrienti (lattosio, glutine, caffeina, alcol, predisposizione a carenze di vitamine, sensibilità al sale per l’ipertensione, ecc.). Questi test forniscono al nutrizionista informazioni per adattare la dieta. oi ci sono i dispositivi di monitoraggio metabolico: il classico esempio è il sensore del glucosio continuo (CGM), già usato nei diabetici, che ora viene proposto anche a persone non diabetiche per capire come reagiscono i loro zuccheri ai vari pasti. Osservando i grafici glicemici dopo diversi pasti, si può personalizzare la dieta minimizzando i picchi. Altri dispositivi emergenti includono breath analyzers per valutare il quoziente respiratorio (rapporto CO2/O2 espirati) come indicatore di combustione di grassi vs carboidrati. Anche l’analisi del microbiota intestinale è importante: il microbiota influisce su come digeriamo e metabolizziamo il cibo. Esistono test delle feci che identificano composizione e disbiosi. Ad esempio, uno squilibrio con carenza di certi batteri produttori di butirrato potrebbe far consigliare più fibre specifiche per alimentarli. Alcune startup combinano dati genetici e microbiota per suggerire cibi amici del tuo intestino.
Una frontiera è anche la personalizzazione tramite AI e app: app in cui registri cosa mangi e misuri parametri (peso, glicemia, umore) e algoritmi di intelligenza artificiale imparano quali alimenti ti fanno bene e quali meno. Già oggi vediamo servizi online che generano menu su misura in base alle risposte del tuo organismo.

Applicazioni pratiche: A chi giova la nutrizione personalizzata? Diversi ambiti:
Dimagrimento: Non tutti perdono peso allo stesso modo con la medesima dieta. Nutrigenetica e test metabolici possono indirizzare: ad esempio, chi risponde male ai carboidrati (spike glicemici forti) magari dimagrisce di più con dieta low-carb; un altro con predisposizione a ipertrigliceridemia farebbe meglio con una low-fat. Un ampio studio (DIETFITS) ha provato a vedere se geni legati al metabolismo di grassi/carbo influenzano il successo di diete a diverso contenuto di macronutrienti: i risultati non furono eclatanti per quel set di geni, ma la ricerca continua e oramai si parla di “diete genetiche”. Persone con predisposizione a fame nervosa o difficoltà di sazietà (ci sono geni come FTO associati all’obesità) potrebbero beneficiare di specifiche strategie (pasti più frequenti, cibi voluminosi a bassa densità calorica per riempire lo stomaco, etc.).
Diabete e metabolica: Come detto, modulando la dieta in base alle risposte glicemiche individuali (magari evitando proprio quei cibi che per Tizio innalzano la glicemia ma che Caio potrebbe invece tollerare). In uno studio italiano chiamato CAPRII su obesità infantile, hanno visto che diete personalizzate sul profilo glicemico postprandiale portavano migliori risultati su riduzione di peso e parametri metabolici. Una dieta personalizzata può prevenire patologie non trasmissibili come diabete tipo 2 e obesità, come affermano recenti.
Intolleranze e salute gastrointestinale: Oggi si possono individuare intolleranze genetiche (lattosio, celiachia predisposizione), e personalizzare di conseguenza. Anche le sensibilità individuali (non genetiche) contano: c’è chi metabolizza l’alcol più lentamente (variante di ALDH2 comune nei asiatici) e quindi regge meno; o chi reagisce male a cibi FODMAP (fermentabili) e può sviluppare sindrome dell’intestino irritabile se ne consuma troppi, quindi per loro serve una dieta specifica. La nutrizione personalizzata aiuta in disturbi come colon irritabile, calibrando quantità di fibre e fermentabili in base alla tolleranza personale (magari misurando la produzione di gas con test del respiro).
Sport e performance: Gli atleti da tempo personalizzano la nutrizione (diete speciali in base a sport, fase di allenamento, ecc.). Con l’analisi genetica, alcuni aggiustano i regimi: ad esempio, soggetti con genetica da “sprinter” vs “resistenti” possono modulare l’apporto di carboidrati in gara. Si può stimare il fabbisogno di micronutrienti aumentato dall’allenamento. Ci sono varianti geniche che influenzano la predisposizione a carenze (come quella di vitamina D): saperlo permette di integrare opportunamente.
Prevenzione di malattie croniche: Per soggetti con predisposizioni familiari (es. colesterolo alto familiare, ipertensione familiare), la nutrizione personalizzata può proporre una dieta che compensi tali predisposizioni: se uno ha predisposizione a ipercolesterolemia, sarà opportuno una dieta tipo Portfolio (ricca di steroli vegetali, fibre solubili, soia, ecc. noti per abbassare LDL). Chi ha ipertensione sensibile al sale (ci sono test genetici per recettori di angiotensina), dovrà limitare drasticamente il sodio, mentre chi è poco sensibile potrebbe tollerarne un po’ di più.
Limiti e considerazioni: Va detto che la nutrizione personalizzata è un campo giovane. Non tutte le correlazioni genetiche sono ben comprese o robuste: alcuni test venduti commercialmente includono polimorfismi poco validati scientificamente, per cui c’è rischio di raccomandazioni inutili. È fondamentale rivolgersi a professionisti competenti (biologi nutrizionisti o dietisti specializzati in nutrigenetica) per interpretare i risultati. Inoltre, la dieta personalizzata deve rimanere equilibrata: identificare cibi “meno adatti” non significa stilare diete squilibrate. Ad esempio, se scopro di metabolizzare male i carboidrati semplici, non li eliminerò del tutto se non necessario, ma magari li distribuirò meglio. Un altro limite è che la compliance (aderenza) è fondamentale: una dieta personalizzata per definizione è più complessa di linee guida generali. Richiede motivazione e supporto. Fortunatamente, molte persone si sentono più ingaggiate sapendo che la dieta è fatta apposta per loro – in un certo senso, aumenta la “responsabilizzazione” e la volontà di seguirla.
In prospettiva, la nutrizione personalizzata potrebbe integrarsi con la medicina di precisione: ad esempio, prima di prescrivere un farmaco, considerare anche l’alimentazione ottimale per quel paziente (sapendo che certi cibi interagiscono con farmaci, o che un paziente in terapia anti-epilettica può avere carenza di folati quindi predisporre integr. specifiche). Si parla già di “prescrizione di alimenti” e non di farmaci soli.
“Siamo ciò che mangiamo”, ma ancora meglio, “siamo ciò che digeriamo e metabolizziamo”, e ognuno lo fa a modo suo. Il messaggio pratico per la persona comune è che non esiste una dieta perfetta universale, occorre sempre ascoltare il proprio corpo. Ciò che fa benissimo al nostro amico potrebbe non farci altrettanto bene in pari misura. La nutrizione personalizzata invita tutti a prestare attenzione alle proprie sensazioni e risposte: ti senti appesantito dal latte? Forse sei intollerante e puoi valutare alternative. Quel caffè serale ti lascia insonne mentre tua moglie dorme tranquilla dopo due espressi? Significa che metabolizzi la caffeina lentamente, meglio evitarla tardi. Già con l’auto-osservazione si può iniziare a personalizzare la dieta. Poi, se interessati, tramite specialisti si possono approfondire con test. È importante però non trasformare la ricerca della dieta perfetta in ossessione: l’obiettivo è migliorare la salute e il benessere, non cadere in eccessiva restrizione. La bellezza della nutrizione personalizzata è anche scoprire che magari alcuni cibi che credevamo “vietati” per tutti, in realtà per noi sono ok: ad esempio, c’è chi in un percorso ha scoperto che un dolcetto al mattino non gli alza troppo la glicemia e se lo può permettere, mentre pensava di dover rinunciare per sempre ai dolci. Questo approccio può quindi rendere la dieta anche più sostenibile e piacevole, perché cucita sulle nostre esigenze e preferenze.
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