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Obesità in adulti e bambini

  • Gruppo Sadel
  • 24 lug
  • Tempo di lettura: 9 min

L’obesità è diventata negli ultimi decenni uno dei problemi di sanità pubblica più urgenti a livello globale. Viene definita come un eccesso di grasso corporeo tale da costituire un rischio per la salute, spesso misurato tramite l’indice di massa corporea (BMI) – considerato obeso un adulto con BMI ≥30. Non si tratta solo di un problema estetico: l’obesità comporta serie conseguenze mediche (dalla predisposizione al diabete e alle malattie cardiache, fino a certi tumori) e riduce l’aspettativa di vita. Purtroppo, l’obesità colpisce in misura crescente anche i bambini, con implicazioni preoccupanti perché un bambino obeso ha alta probabilità di diventare un adulto obeso, accumulando problemi di salute fin da giovane età. La transizione nutrizionale (più cibo industriale e calorico) e la riduzione dell’attività fisica (vita sedentaria, tempo eccessivo davanti a schermi) hanno alimentato quella che viene definita un’“epidemia globale di obesità”. Affrontarla richiede interventi a livello individuale, familiare e sociale per promuovere stili di vita sani e ambienti che facilitino scelte salutari.

Diffusione nei bambini: L’Italia purtroppo registra tassi tra i più alti d’Europa di sovrappeso e obesità infantile. Secondo il sistema di sorveglianza “Okkio alla Salute”, nel 2023 circa il 19% dei bambini italiani di 8-9 anni è risultato in sovrappeso e il 9,8% obeso (incluso un 2,6% di obesità grave).

Significa che quasi 1 bambino su 3 ha un peso eccessivo già nella scuola primaria. Negli anni scorsi i valori erano persino maggiori (nel 2010 sovrappeso e obesità infantile insieme superavano il 35%, mentre ora sono intorno al 29%) quindi c’è un leggero miglioramento, ma i numeri restano allarmanti. Le regioni del Sud e del Centro tendono ad avere prevalenze più alte di obesità infantile rispetto al Nord. Ad esempio, regioni come Campania, Calabria, Sicilia storicamente hanno avuto tassi oltre il 40% di bimbi 8-9enni con eccesso ponderale. Le cause vanno ricercate in abitudini alimentari scorrette (consumo elevato di snack ipercalorici, bevande gassate, porzioni abbondanti) e scarsa attività fisica (molti baninon raggiungono un’ora al giorno di movimento moderato-vigoroso come raccomandato). Inoltre in alcune zone c’è minore cultura della prevenzione del peso: i genitori faticano a riconoscere il sovrappeso del figlio, considerandolo “in salute”. Dati 2022 confermano comunque un trend stabile/leggermente in calo: ad esempio sovrappeso 21,1% e obesi 9,9% tra i bambini nell’indagine 2022. Resta il fatto che l’Italia figura costantemente ai primi posti in Europa per obesità infantile insieme ad altri paesi mediterranei. Anche nell’adolescenza il problema persiste (sebbene molti bambini perdano spontaneamente peso con la crescita in altezza durante la pubertà, una quota mantiene l’eccesso ponderale). L’obesità infantile è particolarmente preoccupante perché si associa a segni precoci di rischio: bambini obesi presentano più spesso pressione sanguigna alta, resistenza insulinica, dislipidemie e problemi ortopedici.



Diffusione negli adulti


Negli adulti italiani, il quadro è anch’esso preoccupante: come menzionato, circa il 35% degli adulti è sovrappeso e il 10% obeso. Sommati, significa quasi la metà della popolazione adulta con peso superiore al normale. Anche qui c’è un gradiente geografico: le regioni del Sud tendono a avere percentuali maggiori di obesità negli adulti rispetto al Nord (anche legato a minor pratica sportiva e reddito medio inferiore). A livello europeo, l’Italia paradossalmente ha meno obesi rispetto ad alcune nazioni del Nord Europa (dove le percentuali di obesità adulta superano il 20% in paesi come Regno Unito o Germania), ma recupera in fretta sul fronte infantile. Nel mondo il tasso di obesità è triplicato dal 1975 a oggi: si stima che oltre 1 miliardo di persone nel mondo siano obese (circa 650 milioni di adulti e 340 milioni tra bambini e adolescenti). In generale, i paesi con stile di vita “occidentale” mostrano i numeri più alti, ma l’epidemia di obesità sta colpendo anche nazioni in via di sviluppo a medio reddito. L’OMS ha riferito che nel 2022 1 persona su 8 nel mondo vive con obesità e che la tendenza è in aumento.

Proiettando al 2025, la Federazione Mondiale Obesità stima che se non si invertono le tendenze, oltre 2,7 miliardi di adulti nel mondo saranno sovrappeso/obesi, circa il 50% della popolazione globale. L’obesità è dunque definita una vera e propria pandemia non-infettiva.


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Cause dell’obesità: L’obesità è il risultato di un bilancio energetico positivo protratto nel tempo: in altre parole, per un periodo prolungato le calorie introdotte con l’alimentazione superano quelle bruciate dall’organismo, e l’eccesso viene immagazzinato come grasso. Semplice a dirsi, ma dietro c’è un intreccio complesso di fattori genetici, comportamentali, ambientali e sociali. In primo luogo la dieta moderna: cibi altamente calorici, ricchi di grassi e zuccheri, di facile accesso ed economici (junk food, snack, fast food, bevande zuccherate) hanno invaso le abitudini alimentari sin dalla giovane età. Porzioni più abbondanti, maggiore consumo di cibo fuori casa e marketing aggressivo di prodotti non sani (spesso rivolto proprio ai bambini) contribuiscono all’eccesso calorico. Parallelamente, c’è la drastica riduzione del dispendio energetico quotidiano: molte persone svolgono lavori sedentari, ci si sposta in auto e mezzi motorizzati invece che a piedi, il tempo libero è spesso occupato da attività sedentarie come televisione e videogiochi. Questa combinazione – molte calorie dentro, poche calorie fuori – è il motore primario dell’obesità. Ma vi sono anche altri fattori: la predisposizione genetica rende alcuni più vulnerabili (esistono decine di geni che influenzano metabolismo e appetito; chi ha genitori obesi ha più probabilità di diventarlo, specie in un ambiente obesogeno). Anche aspetti psicologici e culturali contano: mangiare può essere una compensazione dello stress o di emozioni (binge eating), in alcune culture l’abbondanza di cibo è segno di benessere e i bambini paffuti sono considerati in salute. Inoltre fattori come la mancanza di sonno adeguato e il cronico stress possono alterare ormoni (leptina, grelina, cortisolo) che regolano fame e accumulo di grasso. Non va trascurato l’ambiente: viviamo in contesti che favoriscono l’obesità (si parla di “ambiente obesogeno”). Ad esempio: città poco camminabili, assenza di spazi per fare sport, pubblicità continua di cibi ipercalorici, prezzi più bassi per cibi non sani rispetto a frutta/verdura, etc. Nei bambini, l’obesità è spesso il frutto delle abitudini familiari: dieta non equilibrata in casa, uso precoce di dispositivi elettronici che riducono il gioco attivo, e anche fattori prenatali (una madre diabetica o che aumenta molto di peso in gravidanza può predisporre il neonato). Infine, alcune patologie endocrine (tiroide ipofunzionante, sindrome di Cushing) o alcuni farmaci (es. cortisonici) possono causare aumento di peso, ma sono cause meno comuni rispetto allo squilibrio alimentazione/attività.

Conseguenze sulla salute: L’obesità ha un impatto negativo su quasi ogni organo del corpo. Nei bambini obesi già si osservano problematiche che un tempo si vedevano solo negli adulti: ipertensione precoce, livelli elevati di colesterolo e trigliceridi, alterata tolleranza glucidica (fino alla comparsa di diabete tipo 2 in adolescenza, fenomeno in aumento), problemi ortopedici (deviazioni a ginocchia, piedi piatti, maggior rischio di fratture), disturbi del sonno (apnea ostruttiva notturna causata dal grasso in eccesso sul collo), e conseguenze psicologiche (ridotta autostima, depressione, isolamento sociale dovuto a bullismo o stigma). Negli adulti, le complicanze dell’obesità sono ben documentate: diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari (infarto, ictus dovuti ad aterosclerosi accelerata), steatosi epatica non alcolica che può progredire a cirrosi, calcoli biliari, artrosi alle articolazioni portanti (ginocchia e anche in primis), apnee notturne con rischio cardiaco e sonnolenza diurna, alcuni tipi di cancro (obesità è fattore di rischio per tumore del colon, endometrio, rene, esofago, seno in postmenopausa, tra gli altri). Si stima che l’obesità sia responsabile di circa il 5% di tutti i decessi mondiali. In termini di aspettativa di vita, un obeso grave può vivere mediamente 5-10 anni in meno rispetto a un normopeso. Non solo: la qualità di vita è spesso peggiore, con limitazioni funzionali e stigma sociale (discriminazioni sul lavoro, nelle relazioni). Inoltre, l’obesità comporta costi sanitari enormi: trattare le sue complicanze (diabete, dialisi, bypass coronarici, farmaci antipertensivi, etc.) pesa sui sistemi sanitari. Per questo viene definita un’epidemia nontrasmissibile ma altrettanto urgente da combattere quanto le malattie infettive.

Prevenzione e stili di vita: La prevenzione dell’obesità deve iniziare fin dall’infanzia. È importante promuovere stili di vita sani in famiglia: incoraggiare un’alimentazione varia ricca di alimenti freschi e non trasformati (verdura, frutta, legumi, cereali integrali) limitando snack dolci o salati, bevande zuccherate e fast food. Non è questione di diete restrittive per i bimbi, ma di educare al gusto di cibi sani e regolare le porzioni. Fondamentale è anche incoraggiare i bambini a muoversi: farli giocare all’aperto, limitare le ore davanti a TV, tablet e videogames (l’OMS suggerisce niente schermi sotto i 2 anni e meno di 1 ora al giorno tra 2 e 5 anni). Le scuole dovrebbero offrire programmi di educazione motoria adeguati e diffondere la cultura della sana alimentazione. Ad esempio, molte regioni italiane aderiscono a programmi come “Frutta nelle scuole” per fornire spuntini salutari. Anche per gli adulti la prevenzione passa da scelte quotidiane: adottare la Dieta Mediterranea (riconosciuta patrimonio UNESCO e modello salubre) aiuta a mantenere il peso forma e allo stesso tempo protegge da malattie cardiovascolari. Questa dieta privilegia olio d’oliva come grasso principale, abbondanza di ortaggi, legumi, pesce e un consumo moderato di alimenti di origine animale e dolci. Unito a ciò, incrementare l’attività fisica: non serve diventare atleti, ma ridurre la sedentarietà – ad esempio camminare di più (puntare ai famosi 10.000 passi/die o quantomeno >150 minuti di camminata a settimana), fare le scale invece dell’ascensore, dedicarsi a uno sport o ballo che piaccia. Anche ridurre lo stress e dormire a sufficienza (7-8 ore per gli adulti) giova, perché la privazione di sonno è correlata a squilibri ormonali che stimolano l’appetito. Per prevenire l’obesità a livello di popolazione servono però anche misure politiche: campagne informative per il pubblico, regolamentazione del marketing di cibo spazzatura rivolto ai bimbi, tassazione di prodotti ad alto contenuto di zuccheri (come fatto con la sugar tax in vari Paesi), migliorare le mense scolastiche e ospedaliere offrendo pasti equilibrati, creare infrastrutture (piste ciclabili, parchi giochi, palestre accessibili) che facilitino l’attività motoria. L’OMS parla di approccio “Health in all policies” – ovvero considerare l’impatto sulla salute (e sul peso) delle politiche in ogni settore, dal trasporto all’urbanistica.

Trattamento dell’obesità: Quando l’obesità è già presente, il trattamento è impegnativo perché implica un cambiamento duraturo dello stile di vita, spesso contrastato da meccanismi biologici di difesa del peso. Il percorso ideale è farsi seguire da un team multidisciplinare: medico nutrizionista/dietista, psicologo e, se necessario, specialista in medicina dello sport. La riduzione calorica moderata associata all’aumento dell’attività fisica è la base: diete troppo restrittive raramente funzionano a lungo termine, meglio un piano alimentare bilanciato sostenibile. In certi casi, soprattutto con obesità grave (BMI ≥ 35-40) o comorbidità importanti, si può ricorrere a terapie farmacologiche anti-obesità (alcuni nuovi farmaci come analoghi del GLP-1 che riducono l’appetito hanno mostrato efficacia significativa) o alla chirurgia bariatrica(come bypass gastrico, sleeve gastrectomy) che riducono la capacità dello stomaco o l’assorbimento. La chirurgia può portare a cali ponderali importanti e miglioramento delle malattie correlate, ma è riservata ai casi severi e richiede poi aderenza a integrazioni alimentari e controlli medici a vita. Per i bambini obesi, l’intervento è quasi esclusivamente sullo stile di vita familiare: coinvolgere i genitori è cruciale, puntando a far crescere il bambino “in altezza” mantenendo il peso stabile o riducendolo gradualmente, senza diete drastiche che potrebbero interferire con la crescita. Il supporto psicologico è spesso necessario, per affrontare problemi di autostima e motivare al cambiamento. Esistono anche programmi di “educazione terapeutica” di gruppo, dove adulti o famiglie con bambini in sovrappeso imparano insieme abitudini più sane e condividono esperienze. L’importante è capire che l’obesità è una condizione cronica e recidivante: chi è obeso e perde peso resta biologicamente predisposto a riacquistarlo, quindi serve un’attenzione costante e un supporto a lungo termine per mantenere i risultati.


Combattere l’obesità è una sfida impegnativa ma fondamentale per la salute delle generazioni presenti e future. Il messaggio per tutti è di promuovere stili di vita equilibrati sin dall’infanzia: più movimento, più cibi genuini, meno ore seduti e meno “junk food”. Per i genitori, l’invito è dare il buon esempio a tavola e incoraggiare i bambini a essere attivi (basta anche andare a giocare al parco invece di regalare l’ennesimo videogioco). Non si tratta di inseguire un modello estetico, ma di investire sul proprio benessere: un corpo sano in peso forma è meno soggetto a malattie e più energico. Per chi sta già affrontando i chili di troppo, il consiglio è chiedere aiuto senza vergogna: l’obesità non è una colpa individuale, ma il frutto di tante concause, e uscirne da soli può essere arduo. Con il sostegno di professionisti e un ambiente favorevole, si può ritrovare gradualmente un peso più sano. Infine, come comunità, dovremmo tutti sostenere politiche che rendano “facili le scelte salutari” (come dice il programma Guadagnare Salute): dal distributore in ufficio con snack salutari, alla città con piste ciclabili e aree verdi sicure. In definitiva, affrontare l’obesità richiede un cambio di cultura: riscoprire il valore di una vita attiva e di un’alimentazione semplice e naturale. Ogni piccolo cambiamento – fare le scale invece dell’ascensore, bere acqua al posto della cola, cucinare in casa più spesso – è un passo verso una società più sana. Come recita un motto della salute pubblica: “i bambini di oggi vivranno meno dei loro genitori a causa dell’obesità” – invertiamo questa previsione con azioni concrete, per garantire un futuro più longevo e in salute ai nostri figli.

 
 
 

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