Vaccini per malattie emergenti (dengue e chikungunya)
- Gruppo Sadel
- 24 lug
- Tempo di lettura: 5 min
Le malattie emergenti trasmesse da vettori come dengue e chikungunya, un tempo confinate ai climi tropicali, stanno diventando un rischio anche in nuove aree geografiche, tra cui il Mediterraneo e l’Italia, complice il cambiamento climatico e la globalizzazione. Dengue e chikungunya sono malattie virali trasmesse dalle punture di zanzare Aedes (in particolare Aedes aegypti e Aedes albopictus, la zanzara tigre). Negli ultimi anni, abbiamo assistito a focolai autoctoni di entrambe le malattie in Europa: la chikungunya ha causato centinaia di casi in Italia (Emilia-Romagna 2007, Lazio 2017), la dengue dal 2020 ha avuto casi locali in Francia, Spagna e recentemente in Italia. Queste infezioni possono provocare febbri alte, forti dolori articolari (chikungunya è detta “febbre che rompe le ossa”), e nel caso della dengue complicanze emorragiche potenzialmente mortali. La risposta sanitaria a queste minacce emergenti include anche lo sviluppo di vaccini specifici. Mentre finora la prevenzione era basata soprattutto sul controllo delle zanzare e sulla protezione individuale, oggi sono realtà i primi vaccini efficaci per dengue e in via di arrivo quelli per chikungunya. Analizziamo quindi lo stato dell’arte dei vaccini contro queste due malattie emergenti, la loro importanza in un contesto come quello italiano ed europeo, e le prospettive di utilizzo.
Dengue e i vaccini disponibili: La dengue è causata da 4 sierotipi di virus (DEN-1, 2, 3, 4). La difficoltà nello sviluppare vaccini è stata proprio dover coprire tutti i sierotipi: l’infezione da un sierotipo conferisce immunità a quello, ma se poi ne prendi un altro hai rischio di forma grave (fenomeno di ADE – Antibody Dependent Enhancement). Il primo vaccino approvato al mondo è stato Dengvaxia (CYD-TDV) di Sanofi Pasteur nel 2015, che però è raccomandato solo in sieropositivi (persone che hanno già avuto dengue almeno una volta) perché in sieronegativi poteva portare a ADE e dengue severa in seguito. Quindi l’uso di Dengvaxia è limitato: per esempio nelle Filippine fu sospeso perché era stato somministrato anche a bimbi mai infettati prima, causando polemiche. La vera svolta è arrivata con un nuovo vaccino tetravalente sviluppato da Takeda.
Questo vaccino è considerato un game-changer perché può essere usato anche nelle popolazioni naive (non precedentemente infettate) senza rischio significativo di ADE. In Italia, Qdenga è ora disponibile – lo Spallanzani di Roma è stato tra i primi centri pubblici a offrirlo in primavera 2024 per chi viaggia in zone endemiche.

Chikungunya e vaccino in via di approvazione: La chikungunya è causata da un alfavirus, con un solo sierotipo rilevante, quindi in teoria più semplice vaccinare. Diversi candidati vaccini sono in fase avanzata. Il più avanzato è quello di Valneva (azienda franco-austriaca): un vaccino vivo attenuato chiamato VLA1553, denominato Ixchiq.
Altri vaccini in sviluppo per malattie emergenti: Oltre a dengue e chikungunya, citiamo che si lavora su vaccini contro Zika (nessuno approvato ancora, ma diversi candidati in trial), West Nile (esistono vaccini veterinari per cavalli, per umani si sta studiando), Febbre Gialla (vaccino già esiste da decenni e fortunatamente l’abbiamo se servisse, come successo per casi importati). Questi sforzi rientrano in un approccio “One Health” per fronteggiare patogeni che emergono con spostamenti e clima.
Utilizzo in Italia: raccomandazioni e prospettive: Attualmente il vaccino dengue Qdenga è disponibile nelle cliniche di medicina dei viaggi: ad esempio, un volontario che va 6 mesi in Brasile è raccomandato di farlo (anche se lì c’è Dengvaxia, Qdenga avendo quell’efficacia 50% sui seri di tipo 3 e 4 un po’ minore, ma comunque utile). La SIMIT (Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali) sta definendo linee guida su quali viaggiatori consigliare la vaccinazione dengue. Per la popolazione generale residente in Italia, al momento non è indicato fare vaccino dengue, perché il rischio autoctono è ancora basso. Tuttavia, se in futuro – ipotesi – la zanzara Aedes aegypti (ancora non presente stabilmente in Italia) si stabilisse, e i casi di dengue diventassero annuali, si potrebbe valutare vaccinare soggetti a rischio (es. bambini in zone endemiche locali). Lo stesso per chik: attualmente i casi autoctoni sono occasionali, ma sappiamo la zanzara tigre è ovunque, e se un viaggiatore torna con chikungunya e viene punto qui, può innescare focolai (cosa successa nel 2017). In tal scenario, avere un vaccino disponibile potrebbe proteggere ad esempio operatori sanitari sul campo e circoscrivere l’epidemia.
Sfide di implementazione: Uno dei problemi è far arrivare queste innovazioni ai Paesi che ne hanno più bisogno: dengue e chik colpiscono duro in Asia, Africa, Latinoamerica, dove risorse sanitarie limitate complicano campagne vaccinali. Si spera che la riduzione di prezzo con scale di produzione e accordi globali ne favorisca l’adozione su larga scala (come avvenuto col vaccino COVID). Un’altra sfida è logistica: vaccini vivi necessitano catena del freddo robusta, assicurare efficacia in climi caldi. Però questi vaccini possono salvare molte vite: la dengue fa centinaia di milioni di infezioni l’anno e decine di migliaia di morti, e la chik negli ultimi 15 anni ha colpito milioni con esiti di artralgie croniche invalidanti in molti.
Per l’Italia, investire su vaccini per malattie emergenti è lungimirante. Non solo proteggiamo i viaggiatori e militari all’estero, ma ci prepariamo ad eventuali scenari futuri di circolazione di questi virus sul territorio nazionale. Il messaggio pratico per i viaggiatori: informarsi sui vaccini prima di andare in zone tropicali – oltre a quelli già noti (febbre gialla, tifo, ecc.), ora c’è la possibilità del vaccino dengue. Consultare i centri di medicina del turismo 8-12 settimane prima del viaggio per poter completare le dosi necessarie: ad esempio Qdenga richiede 2 dosi a 3 mesi di distanza, dunque occorre iniziare con anticipo. Per la popolazione generale, continuare a proteggersi dalle zanzare con repellenti e rimuovere ristagni d’acqua: questa resta la prima linea di difesa contro queste malattie. Se si presentano febbre e dolori articolari al rientro da un viaggio tropicale o dopo la stagione calda, pensare anche a dengue/chik e riferire eventuali punture di zanzare al medico, perché la diagnosi tempestiva aiuta a gestire al meglio (idratazione, monitorare piastrine, ecc. per dengue). Insomma, la vigilanza non deve calare. Ma ora abbiamo un’arma in più: i vaccini, che come sempre in sanità pubblica rappresentano uno strumento chiave di prevenzione. La speranza è che man mano possano entrare nelle strategie di immunizzazione dove necessario. Oggi parliamo di dengue e chikungunya perché già affacciate in Europa; domani potremmo aver bisogno di vaccini per altre emergenti. L’esperienza COVID ci ha insegnato che investire in ricerca vaccinale paga enormemente. Fortunatamente, per dengue e chik l’umanità è arrivata preparata in anticipo col vaccino, non aspettiamo l’epidemia su larga scala per poi correre ai ripari. Resta fondamentale il controllo ambientale delle zanzare (bonifiche, larvicidi), ma i vaccini aggiungono un livello di protezione personale e collettiva. In sintesi: vaccini e sorveglianza integrati saranno la chiave per tenere sotto controllo queste malattie emergenti in un mondo in cambiamento.




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