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Zoonosi emergenti

  • Gruppo Sadel
  • 24 lug
  • Tempo di lettura: 6 min

Una zoonosi è un’infezione che si trasmette dagli animali all’uomo. Negli ultimi decenni abbiamo assistito all’emergere di numerose zoonosi a livello globale: dalla SARS al MERS, dall’Ebola alla recente pandemia di COVID-19, fino ad allarmi per influenza aviaria, West Nile, Nipah e altre. Le zoonosi emergenti rappresentano una minaccia importante per la salute pubblica, come tragicamente evidenziato dal coronavirus SARS-CoV-2 che ha causato milioni di vittime nel mondo. I fattori alla base di questa emergenza continua di nuove malattie zoonotiche includono la pressione ecologica(deforestazione, cambiamenti climatici che alterano gli habitat), la globalizzazione (scambi e viaggi rapidi diffondono i patogeni), e la stretta interazione uomo-animale (allevamenti intensivi, mercati di fauna selvatica, convivenza ravvicinata). In un contesto come quello attuale, è fondamentale rafforzare la sorveglianza e prepararsi a contrastare nuove zoonosi. Analizziamo cos’è avvenuto di recente con alcune zoonosi emergenti e quali strategie di prevenzione e risposta sono in atto (approccio One Health, piani pandemici, ricerca di vaccini universali, ecc.), con uno sguardo anche all’Italia.


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Esempi di zoonosi emergenti recenti:

  • SARS (2003): Causata da un coronavirus originato probabilmente da pipistrelli, passato a zibetti nelle wet markets cinesi e poi all’uomo. Provocò oltre 8000 casi e ~800 morti nel mondo. È stata contenuta con misure di sanità pubblica robuste (isolamento casi, quarantena contatti, restrizioni viaggi) e si estinse in pochi mesi. Fu un primo campanello: un virus sconosciuto poteva saltare e diffondersi globalmente.

  • MERS (dal 2012): Un altro coronavirus da pipistrelli, passato ai dromedari e da questi all’uomo in Medio Oriente. MERS ha mortalità ~35%, fortunatamente bassa trasmissibilità da uomo a uomo, quindi i focolai (soprattutto in Arabia Saudita) sono stati circoscritti. Esiste però dal 2012 e ogni anno causa casi sporadici (es. 147 nel 2019). Rischio latente: se mutasse aumentando trasmissibilità, sarebbe devastante per l’alta letalità. Finora per MERS non c’è vaccino disponibile al pubblico (diversi in studio).

  • Ebola (2014-16 Africa Occidentale, poi RD Congo vari outbreak): Virus da pipistrelli che provoca febbri emorragiche con mortalità 50%. L’epidemia 2014-16 in Guinea, Liberia, Sierra Leone contagiò 28mila persone con >11mila morti. Trasmissione per contatto con fluidi (non aerea, quindi meno pericoloso globalmente). Grazie a interventi massicci e al coinvolgimento delle comunità fu fermata. Oggi esistono vaccini efficaci per Zaire-Ebolavirus (utilizzati in RD Congo 2018 e successive; anche medici italiani hanno partecipato a quelle campagne). Resta però alta la probabilità di nuovi spillover di Ebola o simili (Marburg – virus simile con recente outbreak in Guinea Equatoriale e Tanzania 2023).

  • Zika (2015-16): Virus trasmesso da zanzare Aedes (come dengue), presente silente per anni ma esploso in Brasile 2015 causando microcefalia nei neonati da madri infette. Segnalati ~5000 casi di malformazioni congenite. È arrivato alle Americhe ed è poi sceso. Nessun vaccino disponibile ancora, ma in sviluppo.

  • Influenza aviaria H5N1 (dal 2005 in poi) e H7N9 (2013 Cina): Virus influenzali da uccelli che raramente infettano umani, ma quando lo fanno hanno mortalità altissima (~60% H5N1). Finora trasmissione uomo-uomo inefficiente, ma il timore è che possa riassortire e provocare pandemia. Attualmente H5N1 (clade 2.3.4.4b) è diffusissimo in avifauna globalmente (anche in Italia), e ogni tanto infetta mammiferi (furetti, visoni, volpi, orsi) e raramente umani (circa <10 casi annui negli ultimi anni). La vigilanza è altissima perché l’influenza è notoriamente capace di mutare e generare pandemie (come la Spagnola 1918, suina 2009). Già esistono vaccini pre-pandemici stoccati per H5N1 e piani di emergenza.

  • West Nile (Italia/Eurasia dagli anni ‘90): Virus da zanzare Culex con serbatoio uccelli. In Italia ormai dal 2008 ogni estate casi di West Nile – in 2022 abbiamo avuto il record, con 604 casi neuroinvasivi e 36 decessi, specie in Pianura Padana. West Nile è ormai endemico e rappresenta una zoonosi diventata di fatto autoctona emergente. Non c’è vaccino per umani, prevenzione via disinfestazioni e protezione personale.

  • SARS-CoV-2 (COVID-19, 2019+): Eclatante esempio di zoonosi (probabilmente pipistrelli->ospite intermedio->uomo in Cina) che trova terreno fertile e causa pandemia globale con milioni di morti. Ha mostrato come un mondo interconnesso patisca enormemente un nuovo virus respiratorio. Anche evidenziato successi (sviluppo rapido di vaccini in <1 anno) ma pure gap (disuguaglianze di accesso, iniziali fallimenti di contenimento).

  • Monkeypox (mpox, 2022 outbreak): Virus originario di roditori in Africa, trasmesso per contatto. Nel 2022 diffuso in cluster in Europa e USA (77000 casi in un anno) principalmente tra MSM per contatti stretti. Grazie a vaccino (vaccino vaiolo, efficacia ~85%) e comportamenti, l’ondata si è frenata. Resta zoonosi che occasionalmente può riemergere.

Questi esempi mostrano diversità di vie di trasmissione: alcune zoonosi emergenti sono respiratorie (pericolo più alto per pandemie), altre vettoriali o da contatto diretto (più locali).

Fattori predisponenti: Le cause dell’aumento zoonosi emergenti includono:

  • Alterazione ambientale: deforestazione, urbanizzazione selvaggia, cambio uso suolo portano umani e animali selvatici a contatto stretto. Virus prima circolanti in fauna hanno chance di saltare (es. Ebola con caccia bushmeat; Nipah in Malesia con allevamenti suini vicino a frutteti di pipistrelli; COVID forse in mercati animali vivi).

  • Clima: il riscaldamento consente a vettori come zanzare di espandersi (vedi dengue in Italia), fa migrare animali portatori, stressa ecosistemi favorendo patogeni. Ad esempio, aree più calde in Europa aprono a zanzare esotiche e zecche tropicali.

  • Globalizzazione trasporti: Un virus può fare il giro del mondo in 24h con un volo. Il West Nile arrivò in USA presumibilmente via uccelli migratori o zanzare in aerei; la SARS nel 2003 si diffuse in 30 paesi in settimane per viaggi aerei; COVID idem. Lo stesso commercio di animali esotici (legale e illegale) diffonde patogeni (es. mpox fu introdotto in USA nel 2003 da Prairie dogs infetti).

  • Densità demografica e allevamenti intensivi: virus influenzali ad alta patogenicità emergono più spesso in contesti con allevamenti di pollame su larga scala, dove un virus può replicare tantissimo e mutare. Anche la convivenza ravvicinata di tantissimi esseri umani in megacittà facilita la trasmissione quando un patogeno entra (come Wuhan, New York ecc. per COVID).

  • Movimento migratorio di animali selvatici e migrazioni umane: rendono più probabile incroci. Ad esempio, l’arrivo di zanzara tigre in Europa via commercio di pneumatici usati dal Sudest asiatico; l’arrivo di zecche tropicali su uccelli migratori in Italia porta magari Rickettsiosi nuove.

  • Prevenzione e sorveglianza (One Health): Oggi c’è consapevolezza che per prevenire zoonosi serva un approccio integrato “One Health”, che consideri insieme salute umana, animale e ambientale.


In Italia, progetti come PNRR M6C2 investono sulla creazione di una rete integrata di sorveglianza epidemica, con potenziamento dell’Istituto Zooprofilattico e dell’ISS. Ad es., c’è Orizzonte One Health program per studiare emergenze zoonotiche con approccio integrato veterinari+medici. Abbiamo già visto emergenze come West Nile, chikungunya, COVID: da ciascuna stiamo imparando. Va mantenuta alta la guardia: anche se ora COVID è in fase di convivenza grazie ai vaccini, la prossima zoonosi è questione di tempo. Potrebbe essere un coronavirus pipistrelli, una nuova influenza suina, un virus da artropodi tropicali che risale l’Europa col caldo.

Conclusione: Le zoonosi emergenti sono una realtà con cui dovremo confrontarci sempre più spesso. Ma non siamo inermi: la chiave è prevenire e rispondere rapidamente. Prevenire significa proteggere gli ecosistemi, controllare gli allevamenti intensivi, regolare la convivenza con animali e vigilare su possibili salti di specie. Rispondere rapidamente significa individuare l’agente patogeno appena appare (grazie a reti di allerta), isolarlo, sequenziarlo (oggi il sequenziamento genomico in pochi giorni fu cruciale per COVID, e ora è routine per monitorare varianti), sviluppare test diagnostici e contromisure (farmaci, vaccini) in tempi record, e implementare sul campo quarantene e distanziamenti calibrati sul rischio. Tutti abbiamo un ruolo: i cittadini devono fidarsi della scienza e collaborare alle misure (lo abbiamo visto col COVID dove mascherine e lockdown inizialmente hanno salvato decine di migliaia di vite in Italia; e la vaccinazione di massa ha evitato colpi peggiori). I medici veterinari di periferia che notano morie anomale di animali, i medici ospedalieri che notano polmoniti strane – devono attivare i canali giusti (è essenziale segnalare subito ad ASL e ISS per le analisi del caso). In senso lato, adottare uno stile di vita rispettoso dell’ambiente riduce anche il rischio di zoonosi: ridurre consumo di carne (meno allevamenti intensivi), evitare acquisto di animali esotici illegali, sostenere politiche climatiche. Insomma, la salute dell’uomo dipende dalla salute del pianeta e degli animali. Nel contesto attuale, come scrisse David Quammen, “i microbi sono a corto di posti dove nascondersi” – con la nostra invasività li stiamo scovando; quindi dobbiamo essere preparati al contrattacco. Con scienza, coordinamento internazionale e consapevolezza pubblica, potremo evitare che le zoonosi emergenti del futuro facciano disastri come visto con COVID. In fondo, se la prossima pandemia “non scoppia”, sarà merito di efficaci misure One Health e di prevenzione – un successo spesso invisibile (nessuno nota una pandemia che non avviene), ma di importanza vitale per l’umanità.


 
 
 

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